ZURIGO (awp/ats/awp) - Negli ultimi tempi il prezzo del cacao è aumentato, sospinto dalle cattive condizioni climatiche, in particolare dal fenomeno El Niño, ma anche da malattie che colpiscono la pianta. La tendenza al rialzo fa temere per il prezzo del cioccolato.

Il costo del cacao ha raggiunto circa 3500 dollari a tonnellata, il livello più alto degli ultimi vent'anni. Per evidenziare quanto sia elevato, basta rilevare che un anno fa valeva 1000 dollari in meno. Nel suo ultimo rapporto di agosto, l'Organizzazione internazionale del cacao (ICCO) spiega questa impennata con il calo dell'offerta e con le preoccupazioni per la qualità del raccolto del 2023/2024.

Ad alimentare i timori di un calo della produzione ci sono due malattie in particolare: il virus Swollen Shoot, per il quale l'unica soluzione è l'estirpazione degli alberi, e la malattia del baccello nero (o marciume bruno).

In Ghana, il più grande produttore mondiale insieme alla Costa d'Avorio, la stagione 2022/23 si è conclusa prima del solito a causa del calo dell'offerta. Per la nuova stagione, iniziata a settembre, il prezzo fissato dal governo per una tonnellata è aumentato del 64%, ciò che rappresenta il più grande balzo in avanti degli ultimi 50 anni. Una tonnellata costa ora 1860 dollari.

Ci si aspetta che la Costa d'Avorio segua l'esempio del suo vicino, se non altro per evitare il contrabbando di fave tra i due Paesi.

Oltre a ciò, le stime per il 2023 e il 2024 indicano un fenomeno El Niño estremamente caldo. L'ICCO, che ha sede ad Abidjan, teme precipitazioni inferiori alla media e conseguente siccità, ciò che potrebbe ridurre i volumi e far salire ulteriormente i prezzi.

Il costo del cacao pesa generalmente nella misura di circa il 10% sul fatturato dei produttori di cioccolato. Per Lindt & Sprüngli raggiunge il 15%, secondo UBS.

Con l'aumento del costo alla tonnellata, è probabile che le aziende aumentino i prezzi di vendita del 7-8% nelle trattative con il commercio al dettaglio, mentre i consumatori dovrebbero subire un incremento del 3-4% del prezzo dei prodotti acquistati.

Secondo analisti di UBS, Lindt & Sprüngli dispone però di una serie di vantaggi: tavolette, praline e altre prelibatezze sono alimenti consumati per il piacere e i consumatori sono meno sensibili ai prezzi quando si tratta di offrirle.

È in questo segmento che il gruppo zurighese genera la metà delle sue vendite. Oltre a ciò, il portafoglio ordini è ben riempito per Natale. L'azienda con sede a Kilchberg dovrebbe quindi essere in grado di trasferire gli aumenti dei costi.

Il produttore di cioccolato industriale Barry Callebaut sta invece attraversando un periodo più difficile: a seguito di un calo dei volumi, l'azienda ha avviato un programma di risparmio e dovrebbe fornire nuovi dettagli in merito a novembre.