La buona situazione del mercato del lavoro attenua l'effetto frenante della crisi energetica sulle famiglie svizzere. Al contempo, l'industria delle esportazioni sta avvertendo gli effetti della recessione della zona euro. Secondo gli economisti di Credit Suisse, la crescita economica rallenterà dal 2,5% di quest'anno all'1,0% nel 2023. Sul tema centrale, indicano che il rischio di una spirale salari-prezzi è basso. Di fatto, tuttavia, già quest'anno non poche imprese hanno operato adeguamenti salariali straordinari. Il margine di manovra per gli imminenti negoziati salariali sembra pertanto essere limitato.

La Svizzera è meno vulnerabile all'attuale crisi energetica rispetto ai Paesi vicini, ma è anche molto lontana dall'essere immune all'aumento dei prezzi e ai razionamenti. Nelle loro previsioni, gli economisti di Credit Suisse partono dal presupposto che i razionamenti possano essere evitati. Nei settori ad alta intensità energetica, come l'industria metallurgica e l'industria chimica, potranno tuttavia verificarsi sospensioni della produzione dovute alla mancanza di redditività. Allo stesso tempo, l'attesa recessione nell'eurozona graverà sul settore delle esportazioni. In particolare le industrie meccaniche, elettriche, metallurgiche e chimiche dovranno fare i conti con una flessione della domanda estera. Al contrario, nel breve periodo le esportazioni farmaceutiche appaiono inflessibili rispetto ai mutamenti della situazione economica. La coppia valutaria EUR/CHF rimarrà al di sotto della parità. Tuttavia, grazie ai livelli molto più bassi dell'inflazione in Svizzera, l'industria delle esportazioni sarà avvantaggiata dall'attuale tasso di cambio EUR/CHF, in quanto la minore entità degli aumenti dei costi attenuerà lo svantaggio competitivo dei prezzi.

I consumi sostengono la crescita
La piena occupazione fa sì che la situazione reddituale delle famiglie rimanga intatta nonostante i diffusi timori congiunturali - condizione, questa, che è generalmente determinante per i consumi. Inoltre, l'inflazione non è riuscita in generale a indebolire il potere d'acquisto nel nostro Paese. Grazie alla crescita dell'occupazione e alla transizione verso posti di lavoro meglio retribuiti, nel primo semestre 2022 il totale dei salari pagati ha registrato un aumento del 6,3%, dunque superiore all'inflazione (2,5%). Inoltre, l'immigrazione ha registrato una nuova accelerazione, sostenendo la crescita dei consumi. Al contempo, nonostante i rincari sul mercato all'ingrosso per l'energia dovuti alla regolamentazione dei prezzi, la rilevanza marginale dell'energia nel bilancio delle famiglie fa sì che l'effetto sul comportamento dei consumatori rimanga lieve. In base alle stime degli economisti di Credit Suisse, il tasso d'inflazione si manterrà oltre il 3,0% fino alla fine dell'anno, successivamente tuttavia tornerà gradualmente a valori compatibili con una situazione di stabilità dei prezzi.

La carenza di manodopera specializzata e l'inflazione come fattori trainanti dei salari
Nel tema centrale del nuovo Monitor Svizzera, gli economisti di Credit Suisse presentano chiari indizi di un basso rischio di spirale salari-prezzi. A fronte dell'elevato tasso di inflazione e della carenza di manodopera specializzata, i salari stanno aumentando come mai avvenuto da oltre dieci anni (previsioni 2022: 2,0% e 2023: 2,3%); tuttavia, si osserva un'evidente tendenza generale al contenimento dei salari. A livello generale, e in particolare nelle fasi di incertezza congiunturale come quella attuale, i lavoratori sembrano più propensi a rinunciare ad aumenti salariali nel breve termine, così da ridurre il rischio di disoccupazione e assicurarsi quindi una condizione di benessere nel lungo termine. Questa visione ripaga i lavoratori considerato che, nel nostro Paese, la percentuale della prestazione economica erogata sotto forma di salari è estremamente elevata. In questo contesto, oltre al salario, alle imprese si offrono anche altre possibilità per mantenere la loro attrattiva come datori di lavoro in un mercato sottoposto a forti tensioni. Le imprese stanno infatti puntando maggiormente su condizioni di lavoro più flessibili, come di recente indicato da un sondaggio condotto da Credit Suisse in collaborazione con procure.ch tra oltre 150 aziende svizzere.

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Credit Suisse Group AG published this content on 13 September 2022 and is solely responsible for the information contained therein. Distributed by Public, unedited and unaltered, on 13 September 2022 07:29:01 UTC.