PECHINO/SHANGHAI (Reuters) - I controlli sulle esportazioni di metalli utilizzati nella produzione di semiconduttori da parte della Cina sono "solo un inizio". 

È quanto ha affermato un influente adviser di politica commerciale, mentre la Cina intensifica la guerra tech con gli Stati Uniti, pochi giorni prima della visita a Pechino della segretaria al Tesoro Janet Yellen.

I titoli di alcune società cinesi produttrici di metalli hanno visto una seconda seduta di rialzi, mentre gli investitori puntano sul fatto che l'aumento dei prezzi del gallio e del germanio, oggetto delle limitazioni di Pechino per l'esportazione, potrebbe spingere i ricavi.

Il germanio è utilizzato nei chip per computer ad alta velocità, nelle materie plastiche e per usi militari, ad esempio per i dispositivi di visione notturna e i sensori di immagini satellitari. Il gallio è utilizzato nella costruzione di radar e dispositivi di comunicazione radio, satelliti e Led.

L'annuncio a sorpresa da parte della Cina che, a partire dal 1° agosto, controllerà le esportazioni di alcuni prodotti a base di gallio e germanio, utilizzati anche nei veicoli elettrici (Ev) e nei cavi a fibre ottiche, ha spinto le aziende ad affrettarsi per assicurarsi le forniture, facendo lievitare i prezzi.

La decisione, annunciata alla vigilia del Giorno dell'Indipendenza degli Stati Uniti e poco prima della visita di Yellen a Pechino prevista a partire da domani, secondo gli analisti è stata chiaramente pensata per inviare un segnale all'amministrazione Biden, che ha preso di mira il settore cinese dei chip e ha portato alleati come Giappone e Paesi Bassi a fare altrettanto.

La mossa della Cina ha anche sollevato preoccupazioni sulla possibilità di restrizioni alle esportazioni di terre rare, anche alla luce della decisione di Pechino 12 anni fa di ridurre le forniture durante una disputa con il Giappone.

La Cina è il maggior produttore mondiale di terre rare, un gruppo di metalli utilizzati nei veicoli elettrici e nelle attrezzature militari.

Gli analisti hanno descritto la mossa di lunedì come la seconda, e finora la maggiore, contromisura di Pechino nella lunga battaglia tecnologica tra Stati Uniti e Cina, dopo che a maggio la Cina aveva vietato ad alcune principali industrie nazionali di acquistare dal produttore statunitense di chip di memoria Micron.

"Se le restrizioni al settore high-tech cinese dovessero continuare, le contromisure si intensificheranno", ha aggiunto Wei, che ha ricoperto la carica di vice ministro del Commercio nel periodo 2003-2008 ed è ora vice presidente del think tank statale China Center for International Economic Exchanges.

Il tabloid statale Global Times, in un editoriale separato pubblicato nella tarda serata di ieri, ha scritto che si tratta di un "modo pratico" per dire agli Stati Uniti e ai loro alleati che gli sforzi per impedire alla Cina di procurarsi tecnologie più avanzate sono un "errore di calcolo".

Il ministero del Commercio cinese non ha risposto a una richiesta di ulteriori commenti.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Cristina Carlevaro)