Le esportazioni di gas naturale liquefatto (GNL) della Russia potrebbero ristagnare nei prossimi quattro anni, secondo i due scenari meno rosei dei tre prospettati dal Ministero dell'Economia - un segno che le sanzioni occidentali potrebbero frenare i piani energetici di Mosca.

Secondo gli scenari "conservativo" e "di stress" del Ministero, quest'ultimo non reso pubblico, la produzione di GNL ristagnerebbe a 38,6 milioni di tonnellate all'anno nel 2025-2027, secondo un documento visionato da Reuters.

Lo scenario di base, il più ottimistico, prevede un aumento a 56,6 milioni di tonnellate nel 2027 da 33,3 milioni nel 2023.

La Russia afferma di volersi assicurare il 20% del mercato globale del GNL entro il 2030-2035, rispetto all'attuale 8% circa, grazie a nuovi impianti situati prevalentemente nell'Artico.

Tuttavia, una miriade di sanzioni occidentali rappresenta un ostacolo, non da ultimo per il nuovo progetto Arctic LNG 2, che deve ancora esportare un carico dopo l'avvio provvisorio della produzione a dicembre.

Il progetto dovrebbe diventare uno dei più grandi impianti russi di questo tipo, con una produzione annuale di 19,8 milioni di tonnellate di GNL e 1,6 milioni di tonnellate di condensato di gas stabile da tre unità di produzione, o treni.

Le fonti hanno detto che la conversione del metano in liquido a meno 163 gradi Celsius (meno 261 Fahrenheit) è stata sospesa presso l'impianto.

Il gigante energetico Gazprom, controllato dal Cremlino, ha anche ritardato l'avvio di un enorme complesso di gas nel porto baltico di Ust-Luga, dopo il ritiro di aziende occidentali come Linde, in seguito all'inizio del conflitto tra Russia e Ucraina nel febbraio 2022.

La Russia dispone attualmente di due impianti di GNL su larga scala: Yamal LNG, guidato da Novatek, che ha prodotto circa 20 milioni di tonnellate lo scorso anno, e Sakhalin-2 di Gazprom, con una produzione di oltre 10 milioni di tonnellate lo scorso anno. (Relazione di Darya Korsunskaya; Redazione di Kevin Liffey)