di Lisa Jucca

MILANO (Reuters Breakingviews) -

L'autrice è un'editorialista di Reuters Breakingviews. Le opinioni espresse sono le sue

Leonardo Del Vecchio se n'è andato lasciando irrisolte diverse domande sul futuro del suo impero, che spazia dagli occhiali, alle banche e alle assicurazioni. Il magnate italiano, maggiore azionista di EssilorLuxottica, è morto ad 87 anni. In assenza di un erede pubblicamente designato, spetterà a luogotenenti come Francesco Milleri la responsabilità di rassicurare gli azionisti. L'ascesa di Del Vecchio costituisce un caso unico nel panorama finanziario italiano: dopo aver trascorso parte dell'infanzia in un orfanotrofio milanese, Del Vecchio fondò Luxottica nel 1961, trasformandola poi in un impero globale tramite decine di audaci acquisizioni, incluse quelle di marchi come Ray-Ban e Oakley. Nel 2018 ha siglato la fusione con la francese Essilor, produttrice delle lenti Varilux. La società di famiglia, Delfin, è la maggiore azionista dell'azienda da 64 miliardi di euro, con una quota del 32%. Secondo gli addetti ai lavori Del Vecchio, venuto a mancare dopo una breve malattia, è rimasto alla guida dell'azienda fino alla fine. Sebbene abbia lasciato sei figli da diversi matrimoni, i suoi eredi, fatta eccezione per il figlio Leonardo Maria, hanno in gran parte evitato ruoli nelle sue aziende, il che rende improbabile la candidatura di uno di loro alla guida del gruppo. Si tratta di un'opportunità per Francesco Milleri, confermato dagli azionisti lo scorso anno nel ruolo di amministratore delegato di EssilorLuxottica, al termine di un'aspra lotta di potere con i partner francesi dell'azienda. Milleri dovrà ora dimostrare agli investitori di essere in grado di far funzionare il gruppo senza il sostegno di Del Vecchio. La situazione potrebbe invece offrire sollievo ai dirigenti di Mediobanca e delle Assicurazioni Generali. Negli ultimi anni Del Vecchio aveva acquisito il 19% della banca d'affari italiana, diventandone il maggiore azionista, ed aveva accumulato una forte partecipazione nel gruppo assicurativo, mostrandosi critico nei confronti del management di entrambe le società. In particolare Del Vecchio nutriva una certa avversione per l'Ad di Mediobanca Alberto Nagel, oltre ad aver sostenuto all'inizio di quest'anno un tentativo, poi fallito, di rimuovere Philippe Donnet dalla guida di Generali. Il destino di questi investimenti, e del resto della fortuna di Del Vecchio, stimata in circa 25 miliardi di dollari da Forbes, dipenderà da chi si ritroverà a guidare la società di famiglia. Questo è, al momento, l'affare irrisolto che ha lasciato.  

(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Stefano Bernabei)