MILANO (MF-DJ)-- Il picco della crisi del gas sembra superato e l'Europa ha oggi l'occasione di rivoluzionare il proprio sistema energetico. Sarebbe però un errore considerare il problema risolto. L'Europa soffre di svantaggi strutturali nell'approvvigionamento energetico rispetto a Paesi come Cina e Stati Uniti e i maggiori costi possono limitarne la competitività industriale.

È quanto emerge dall'ultimo report di Boston Consulting Group 'Crisis on Pause, Europe Still Needs a Green Industry Transformation', secondo cui la trasformazione verde è la sola in grado di trasformare un potenziale rischio economico in un'opportunità di crescita a lungo termine.

Dallo studio emerge che, tra agosto 2022 e gennaio 2023, l'Europa è riuscita a ridurre del 19% il consumo di metano grazie a un inverno clemente, a iniziative di efficienza e ai blocchi produttivi in alcuni settori energivori. Gli stoccaggi sono ancora pieni al 75%, un livello record, nonostante le importazioni di gas russo siano scese di due terzi, dal 26 all'8% del fabbisogno europeo. Questo non basta però per dichiarare conclusa la crisi. L'attuale quotazione del gas è ancora doppia rispetto ai livelli precedenti l'invasione dell'Ucraina, intorno ai 55 euro a megawattora e le oscillazioni restano imprevedibili.

Le imprese europee, tuttavia, non sono pienamente consapevoli di questa minaccia: in Germania, ad esempio, la maggioranza delle aziende prevede che nel 2030 il prezzo del gas sarà fra l'11% e il 50% superiore rispetto ai livelli attuali e solo il 36% di queste ha avviato strategie per rispondere alla prossima crisi energetica. Gran parte delle stime, però, indica un aumento fra il 50 e il 100%, che potrebbe metter fuori mercato i prodotti di diverse aziende del Vecchio Continente.

Talvolta il rischio è già concreto: il comparto chimico ha per esempio sofferto più di altri settori la fiammata del gas, un componente cruciale. Fra 2019 e 2022 il costo di produzione dell'ammoniaca è aumentato del 600% in Europa, rendendola di fatto non competitiva con gli equivalenti cinesi e americani. Di conseguenza, la sua fabbricazione è stata ridotta o interrotta del tutto, riducendo del 70% la capacità domestica e di riflesso aumentando la dipendenza dalle importazioni. Lo stesso pericolo corrono i materiali da costruzioni. Ancora, a causa dell'incremento strutturale dei prezzi del gas, l'acciaio, componente di base di molta manifattura, diventerà in Europa del 12% più caro rispetto alle forniture di Stati Uniti e Cina.

Il Green Deal ha l'ambizione di ridurre, se non addirittura eliminare, questi svantaggi competitivi. Sulla carta eolico, solare e idrogeno costano in Europa quanto negli Stati Uniti o in Cina, nei fatti, però, il Vecchio Continente dipende oggi da un singolo fornitore per il 50% del fabbisogno di risorse critiche come le terre rare. L'Ue ha lanciato più iniziative per aumentare la propria autonomia strategica. Tuttavia, gli incentivi prevedono spesso procedure di accesso troppo complesse. Perché l'iniziativa sia efficace, occorre una burocrazia snella e la volontà dei governi di supportare anche finanziariamente la transizione dei settori energivori.

"L'Europa, con i recenti pacchetti sia a supporto dell'estensione dell'offerta, sia di rimodulazione e rilocalizzazione della domanda di alcune filiere, si è mossa nel verso giusto", afferma Marco Moretti, Managing Director e Partner di Bcg. "In questo momento è necessario non fermarsi e completare il percorso, in particolare dal punto di vista regolatorio, su aspetti che saranno sempre più importanti in ottica prospettica come l'idrogeno e i suoi derivati, la carbon capture o, ancora, la più recente riforma del mercato elettrico attualmente in discussione".

zag


(END) Dow Jones Newswires

April 20, 2023 06:06 ET (10:06 GMT)