(Reuters) - La Federal Reserve sta procedendo con un aumento dei tassi al ritmo più aggressivo da decenni ma le condizioni di finanziamento che deve stringere per tenere a bada l'inflazione stanno andando nella direzione sbagliata.

Il rally nell'azionario e il calo dei rendimenti delle obbligazioni avvenuto dal rialzo della Fed varato a giugno indicano che le condizioni finanziarie si stanno allentando, sebbene l'economia Usa sia stata colpita da un complessivo aumento dei tassi da 150 punti base, contando quel meeting e il successivo.

Le condizioni finanziarie riflettono la disponibilità di finanziamenti in un'economia. Orientano piani di spesa, risparmi e investimenti di aziende e famiglie, pertanto le banche centrali vogliono stringerle per tenere sotto controllo l'inflazione, che viaggia ben oltre l'obiettivo.

Un indice che monitora le condizioni finanziarie negli Usa (Fci) di Goldman Sachs, che tiene conto di costi di finanziamento, livelli azionari e tassi di cambio, ha perso circa 80 punti base dal meeting Fed di giugno.

Un analogo indicatore della Fed di Chicago, che monitora le condizioni finanziarie indipendentemente da quelle economiche prevalenti, è passato in negativo, il che indica che le condizioni si sono allentate rispetto a quello che l'attuale quadro economico suggerirebbe di solito.

Nella zona euro, hanno registrato un calo di circa 40 punti base, secondo Goldman Sachs, e i mercati monetari hanno gettato alle ortiche la maggior parte dei rialzi dei tassi del 2023 che si aspettavano in precedenza.

"A giugno ritenevamo che le condizioni di finanziamento negli Usa fossero per lo più dove avrebbero dovuto essere per dare vita al rallentamento necessario per riportare attività, crescita dei salari e inflazione verso il target", osserva Daan Struyven, senior global economist di Goldman Sachs.

"Il nostro scenario migliore dice che si siano allentate un po' troppo".

Il cambiamento delle condizioni è stato guidato dai timori di recessione, che hanno spinto i mercati non solo a ridurre le loro aspettative sui rialzi dei tassi Fed ma anche a prezzare tagli dei tassi il prossimo anno. Questo lascia intendere che gli investitori credano che la Fed il prossimo anno sarà più preoccupata per un rallentamento dell'economia che per l'inflazione.

Anche le dichiarazioni del governatore Fed Jerome Powell al meeting di luglio sono state interpretate da alcuni investitori come se implicassero un approccio "dovish".

Attualmente i mercati monetari si aspettano che i rialzi targati Fed si fermino a circa 3,6% a marzo prossimo, rispetto a oltre 4% previsto prima del meeting di giugno, seguito da alcuni tagli da 50 punti entro la fine del 2023.

Dal rialzo operato a giugno, l'indice S&P 500 ha guadagnato il 13%, i prezzi del greggio perso il 22% e i tassi dei Treasuries a 10 anni sono scesi di 70 punti base.

Per avere un'idea, le condizioni finanziarie sono ancora 200 punti base più strette del minimo di fine 2021 e l'azionario vede ancora una flessione del 10% per il 2022.

Goldman stima che un allentamento di 100 punti del suo indice Fci metta a rischio la crescita economica di un punto percentuale il prossimo anno.

Ma il recente allentamento sta procedendo verso quello che la banca definisce un "Fci loop", secondo Struyven.

"Se assistessimo a un ulteriore significativo allentamento delle condizioni finanziarie, non sarebbe sostenibile dato che le prospettive per l'attività, la crescita dei salari e l'inflazione sarebbero troppo surriscaldate".

C'E' ANCORA DEL LAVORO DA FARE

Questo rischio si riflette già negli indicatori di mercato sulle aspettative di inflazione a lungo termine.

Il tasso Usa breakeven a 10 anni è salito di circa 15 punti base a 2,44% da inizio luglio. E sono salite anche le attese per la zona euro.

"Questa lettura 'dovish' è la ragione per cui le aspettative sull'inflazione sono di nuovo in rialzo. Semplicemente mostra che il lavoro per la Fed non è ancora finito", commenta Patrick Saner, responsabile strategia macro di Swiss Re.

I dati della scorsa settimana che hanno mostrato come l'inflazione Usa fosse invariata su mese a luglio, al di sotto delle attese, hanno determinato un ulteriore allentamento delle condizioni di finanziamento.

Ma i recenti dati sugli occupati negli Usa e sulla crescita dei salari mettono in evidenza un mercato del lavoro sempre più sano.

Secondo gli economisti il tasso di disoccupazione negli Usa, al 3,5%, è decisamente più basso che il minimo -- 4,4% secondo l'Ufficio di bilancio del Congresso -- che potrebbe raggiungere senza alimentare l'inflazione.

La crescita dei salari annua di 5,2% è oltre quel 3,5% che secondo Goldman è necessario per far scendere l'inflazione al target Fed del 2%.

IL MONITO DEGLI ESPONENTI FED

Diversi esponenti della Fed hanno messo in guardia dal cambiamento di vedute espresso dai mercati, sottolineando la determinazione a mantenere una politica restrittiva fino a quando la pressione dei prezzi non sarà scesa.

Hanno anche detto che è improbabile che la Fed tagli i tassi nel 2023. Escludere tali tagli inasprirebbe le condizioni finanziarie.

Le condizioni finanziarie devono essere allentate di più e perché ciò accada, "occorre assistere a un calo degli asset rischiosi, dei prezzi delle azioni o a un aumento nei rendimenti a lungo. Di solito è un mix di fattori", osserva Saner.

Goldman Sachs si aspetta che i rendimenti dei governativi Usa a 10 anni raggiungano il 3,30% entro fine anno, in rialzo rispetto all'attuale 2,80%.

Altri sono invece scettici sulle attuali valutazioni azionarie. Morgan Stanley prevede che l'S&P 500 perda circa il 9% entro giugno del prossimo anno.

Gli analisti di Ubs osservano che l'azionario è ora in linea con i livelli di un'inflazione 'core' verso l'1,5%-2%. Secondo le loro stime se l'inflazione 'core' dovesse aumentare di un punto percentuale, l'aggiustamento implicherebbe un calo del 25% per l'S&P 500.

"I desideri dei mercati non fanno altro che complicare il lavoro, allentando le condizioni finanziarie e richiedendo un ulteriore irrigidimento monetario per compensare", ragiona Bill Dudley, ex responsabile della Fed di New York, in un editoriale pubblicato su Bloomberg News a inizio agosto.

(Versione italiana Sara Rossi, editing Stefano Bernabei)