ROMA (MF-DJ)--"La situazione del settore bancario all'inizio di quest'anno, prima dell'aggressione russa in Ucraina, era molto positiva". Lo ha detto a Repubblica il presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, Andrea Enria, che oggi illustrerà ai banchieri italiani la delicata situazione in cui - tra guerra e congiuntura - si muove l'economia e i riflessi sul sistema creditizio.

Dopo l'inizio della guerra, le banche hanno dovuto fare delle svalutazioni, ma queste "non sono il problema principale. Anche nel peggiore dei casi, se le banche europee dovessero per ipotesi azzerare il valore delle loro esposizioni, anche in derivati, verso controparti in Russia, Ucraina e Bielorussia, avrebbero ancora una patrimonializzazione pienamente sufficiente rispetto a quanto richiesto dalla vigilanza. Il grosso punto interrogativo non è tanto l'esposizione diretta delle banche verso quei Paesi, ma un deterioramento delle prospettive di crescita più rilevante di quello che ci si aspetta al momento", ha precisato Enrica.

La Commissione Ue prevede un "significativo" rallentamento della crescita del Pil nella zona euro. Ma le previsioni indicano ancora una crescita del 2,7% nel 2022 e superiore al 2% il prossimo anno. Uno scenario "ben diverso da quello che avevamo all'inizio della pandemia, con la prospettiva di una recessione senza precedenti nell'Europa del dopoguerra".

"Il settore bancario italiano ha fatto progressi notevoli nella pulizia dei bilanci ed è ora vicino alla media europea nella qualità degli attivi. Inoltre ha recuperato redditività e sta affrontando in maniera efficace la rifocalizzazione dei modelli di business. Abbiamo visto più concentrazioni bancarie che in altri Paesi, nonché la riorganizzazione del credito cooperativo", ha precisato.

L'inflazione spinge la Bce verso un rialzo dei tassi, "per le banche la prospettiva di una normalizzazione dei tassi di interesse è un elemento positivo. Aumenta i margini di interesse e dunque incrementa la loro redditività. Ovviamente questa stessa dinamica potrebbe avere anche effetti negativi sulla qualità del credito, poiché alcuni debitori potrebbero trovare più difficile pagare il credito ottenuto. Inoltre", ha aggiunto Enria, "un rialzo dei tassi potrebbe causare effetti negativi anche sulle valutazioni dei titoli a reddito fisso detenuti dalle banche. Tra gli istituti ci saranno vincenti e perdenti, ma l'effetto medio sul sistema sarà tutto sommato positivo".

"Se guardiamo allo scenario di base di un'inflazione in crescita significativa nel 2022 e poi in graduale riduzione verso l'obiettivo del 2% nel 2023 non lo vediamo particolarmente dannoso per le banche. Quello che rimane un rischio rilevante, forse il secondo rischio dopo uno scenario di significativo calo della crescita o addirittura di una recessione, è una fase di elevata volatilità e significativi e inattesi rialzi dei rendimenti sui mercati finanziari. Questo", ha messo in evidenza, "potrebbe avere un effetto negativo soprattutto in quei segmenti di mercato ad alto rischio, dove le valutazioni si sono spinte troppo in alto e alcuni operatori - specie non bancari - hanno preso posizioni concentrate e hanno ignorato segnali di deterioramento della qualità degli attivi. Un esempio è il mercato dei 'leveraged loans', cioè dei prestiti ad alta leva finanziaria".

Uno scenario che spinge la vigilanza a chiedere maggiore prudenza agli istituti europei. "Già da tempo abbiamo chiesto alle banche di adottare strategie più prudenti in questi mercati, con un risk management più robusto e sistemi di limiti alle esposizioni, ma le nostre indicazioni finora non hanno avuto il seguito che ci saremmo aspettati. Rimaniamo preoccupati che questo possa essere un elemento di rischio nei prossimi mesi. Dall'inizio del 2018 a oggi le esposizioni con un'alta leva finanziaria sono aumentate da circa 300 miliardi a 500 miliardi di euro, una crescita del 66%, spesso anche con basse protezioni contrattuali che a parità di altre condizioni aumentano i rischi per le banche".

Quanto alla ricaduta sulle banche dei problemi dell'economia reale, "abbiamo chiesto alle banche di rivedere le traiettorie patrimoniali alla luce del nuovo quadro macroeconomico, anche considerando scenari avversi.

Inoltre stiamo guardando al possibile aumento del rischio in alcuni settori di attività economica che possono soffrire di più dall'aumento dei prezzi dell'energia e di altre materie prime. Con il Covid erano stati colpiti i servizi; ora i rischi sono più concentrati nel manifatturiero, ad alto utilizzo di energia, e nell'immobiliare, che è più sensibile a rialzi dei tassi di interesse".

Sull'unione bancaria rimangono le resistenze di alcuni Paesi. "Gli argomenti per un completamento dell'unione bancaria sono molto forti.

Dobbiamo muoverci verso un sistema completo anche nella rete di protezione: non solo vigilanza europea, non solo la risoluzione europea delle banche più rilevanti, ma anche un sistema di gestione delle crisi di tutte le banche e di protezione dei depositi che sia veramente europeo. Non mi aspetto passi da gigante, ma l'importante è che ci siano avanzamenti nella gestione delle crisi delle banche di media dimensione, secondo il modello flessibile ed efficace utilizzato con successo negli Stati Uniti. L'unione serve anche a favorire l'integrazione e le operazioni transfrontaliere".

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May 18, 2022 02:15 ET (06:15 GMT)