Il salvataggio ieri di un'altra banca regionale in difficoltà, la First Republic Bank, da parte di un gruppo di grandi banche Usa come JP Morgan e Morgan Stanley non è bastato a calmare i nervi degli investitori, già scossi dai recenti collassi di Svb Financial e Signature Bank.

Le vendite colpiscono tutto il settore bancario americano, grandi banche comprese, e si riversano anche sul Vecchio Continente, che vede così evaporare il recupero di ieri innescato dal veloce intervento della banca centrale svizzera a supporto di Credit Suisse.

A poco è valso il fatto che la Banca Centrale Europea non abbia trovato segnali di contagio alle banche della zona euro in una riunione ad hoc della vigilanza che si è tenuta oggi, dopo che ieri Francoforte ha confermato la sua politica restrittiva per combattere l'inflazione.

Intorno alle 16,35 il Ftse Mib cede il 2%; in una settimana ha perso il 6,8%. Volumi intensi intorno a 2,9 miliardi di euro.

Tra i titoli in evidenza:

L'indice bancario perde il 3,2% dopo una buona partenza. Unicredit perde il 4% come Bper, Intesa Sanpaolo perde quasi il 3%; vanno peggio altre grandi banche europee con ribassi che arrivano al 5%.

Torna a soffrire il risparmio gestito con Finecobank in calo del 4,1%.

Capitola anche il comparto oil&gas dopo una mattina in forte rialzo. Resta positiva solo Saipem (+0,9%) mentre Eni cede lo 0,7%, posizionandosi comunque tra i migliori titoli del FTSEMib grazie alla sua generosa politica di remunerazione.

In forte calo Telecom (-4,7%) come tutto il settore tlc europeo, giù Leonardo e il settore auto.

Continua per contro la corsa di WeBuild che, dopo il +12% di ieri in scia a risultati e guidance sopra le attese degli analisti, sale oggi di un altro 8,5%. Ad accendere il titolo è soprattutto l'ipotesi che si arrivi davvero alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina.

(Claudia Cristoferi, editing Stefano Bernabei)