MILANO (Reuters) - A Piazza Affari sugli indici pesa lo stacco cedola di alcune società che pagano l'acconto sul dividendo, ma il tono generale è aiutato dalla decisione di venerdì sera di Moody's che, contrariamente alle attese di molti, ha alzato l'outlook sull'Italia portandolo da 'negativo' a 'stabile', lasciando invariato il rating a 'Baa3'.
Lo spread fra il Btp e il Bund tedesco è sceso ai minimi da due mesi.
A livello internazionale c'è poi l'andamento della borsa nipponica che ha oggi toccato nuovi massimi dal 1990 grazie ai risultati societari forti.
Intorno alle 9,40 l'indice Ftse Mib è poco mosso a 29.502 punti, a un passo da quota 30.000 punti, i massimi da giugno 2008. Oggi ci sono diverse blue chip che staccano la cedola con un impatto sull'indice dello 0,8% circa, secondo un operatore.
Sempre ben raccolte le banche. Equita scrive che "la conferma del rating e, soprattutto, il miglioramento dell'outlook rappresentano una notizia positiva per lo spread Btp-Bund, che, sebbene non scontasse un downgrade, può comunque aiutare il sentiment e avere risvolti positivi soprattutto per i titoli finanziari".
Ancora in calo Generali (-1,3%) dopo una trimestrale che non ha entusiasmato gli investitori con risultati complessivamente in linea o leggermente inferiori alle attese. Il broker Equita ha rivisto in calo del 5% le stime per il 2023-24 e ha ridotto il prezzo obiettivo del 3% a 21 euro, con conferma del rating 'hold'.
Raccolta Enel in salita dell'1% su nuovi massimi da marzo 2022 a 6,49 euro. Il titolo era salito anche venerdì dopo che Morgan Stanley aveva migliorato il giudizio a 'equalweight' da 'underweight', con un target price rivisto a 7 da 5,3 euro. Mercoledì è inoltre attesa la presentazione del piano industriale pluriennale del gruppo nel corso del Capital markets day.
Tonica anche oggi Leonardo, in progresso dell'1,3% grazie all'operazione di cessione di un pacchetto del 6,9% (leggermente incrementato rispetto alla precedente indicazione) della controllata Usa Drs, che offrirebbe al gruppo italiano nuove risorse per potenziali future alleanze o acquisizioni.
(Giancarlo Navach, editing Sabina Suzzi)