Gli indici principali di Wall Street toccano i minimi di quasi sette settimane, a causa dei timori di nuove misure di contenimento contro il coronavirus e sull'incapacità da parte del Congresso di raggiungere un accordo per nuove misure di stimolo fiscale, rischiando quindi una nuova contrazione dell'economica domestica.

Intorno alle 16,35 italiane, il Dow Jones cede 821,19 punti, o il 2,97%, a 26.836,23, l'S&P 500 scivola di 82,27 punti, o del 2,5%, a 3.236,80, e il Nasdaq Composite perde 245,11 punti, o il 2,27%, a 10.548,17.

I settori principali dell'indice S&P scambiano in ribasso, in particolare l'energia a causa del calo dei prezzi del petrolio, in vista del possibile ripristino della produzione libica e sulla scia del crescente numero di casi di coronavirus.

Secondo gli analisti, una nuova serie di restrizioni alle attività minaccia la ripresa nell'economia mondiale, aggiungendo ulteriore pressione sui mercati azionari. Le prime misure di lockdown a marzo hanno portato l'S&P 500 al peggior calo mensile dalla crisi finanziaria globale.

Secondo Thomas Mantione, managing director di UBS Private Wealth Management a Stamford, in Connecticut, la scomparsa del giudice della Corte Suprema statunitense Ruth Bader Ginsburg minaccia anche la possibilità di un nuovo pacchetto di stimolo fiscale per sostenere l'economia in forte recessione.

"Abbiamo ora un altro fattore nei negoziati per lo stimolo fiscale, che rende l'approvazione prima delle elezioni di novembre ancora meno probabile", ha detto Mantione.

L'indice CBOE della volatilità del mercato balza ai massimi di quasi due settimane.

Jpmorgan Chase & Co e Bank of New York Mellon cedono il 3,7% e il 3,4%, rispettivamente, secondo indiscrezioni che indicano che diverse banche a livello globale, nel corso di due decenni, hanno effettuato ingenti transazioni con fondi apparentemente illeciti, nonostante i diversi dubbi sulla loro origine.

Il settore bancario cede il 2,1%.

Nikola perde il 17,8% dopo che il fondatorte Trevor Milton ha presentato le dimissioni dalla carica di presidente esecutivo dopo una serie di accuse da parte di un venditore allo scoperto secondo cui avrebbe ingannato investitori e case automobilistiche.

General Motors, che questo mese ha rilevato una quota dell'11% in Nikola per circa 2 miliardi di dollari, cede il 7,2%.