LONDRA (Reuters) - Imprenditori e imprenditrici europei si trovano in difficoltà. I manager di alcune delle principali aziende italiane, tra cui Enel e UniCredit, si sono connessi su Zoom per discutere con il presidente russo Vladimir Putin dei legami economici con Mosca. Considerate le tensioni per una possibile invasione dell'Ucraina, Palazzo Chigi si è mostrato tutt'altro che entusiasta. E nervose si sono mostrate anche altre aziende europee che hanno stretti legami con la Russia, specialmente quelle tedesche.

Nella giornata di ieri, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha minacciato il Cremlino di controlli alle esportazioni e altre dure sanzioni nel caso in cui il Cremlino decidesse di invadere nuovamente l'Ucraina. La Russia ha sempre negato l'esistenza di un simile piano, ma ha dispiegato 100.000 soldati ai confini con l'Ucraina. E malgrado l'atteggiamento muscolare, l'Unione europea farà fatica a tagliare completamente fuori Mosca dal punto di vista economico.

Prendiamo ad esempio i rapporti commerciali. La Germania ha esportato 25 miliardi di dollari di diversi beni in Russia tra gennaio e novembre 2021, seconda solo alla Cina e ben al di sopra dei 15 miliardi degli Stati Uniti. Le altre economie europee non sono così indietro. L'Italia rinuncerebbe con riluttanza gli 11 miliardi di esportazioni in Russia nei primi 11 mesi dello scorso anno, che valgono circa l'1% del Pil. Anche la Francia fa registrare cifre simili.

D'altro canto, la Russia è il fornitore principale di carbone e gas naturale dell'Unione europea. E mentre la Germania riceve dalla Russia i tre-quarti delle proprie importazioni di gas naturale non europeo, la cifra è dimezzata nel caso della Francia e ridotta a meno di un quarto nel caso della Spagna, secondo i dati Eurostat. La Germania ha in altre parole ottime ragioni per evitare un embargo del gas.

Aziende come Pirelli, il cui numero uno era atteso alla call con Putin, sono direttamente coinvolte avendo i propri stabilimenti in un Paese che conta 145 milioni di abitanti. UniCredit e la francese Société Générale hanno partecipazioni in banche russe, malgrado l'istituto di piazza Gae Aulenti abbia accantonato il piano per acquistarne una ulteriore. L'Unione europea ha investito 311 miliardi di euro in Russia nel 2019, secondo la Commissione europea. Il flusso di capitali ha rallentato bruscamente nel 2020 ma la Germania rimane il maggiore investitore estero in Russia con 26 progetti, secondo i consulenti di Ernst&Young.

Alcuni politici europei in pensione hanno stretto buoni rapporti con la Russia. L'ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder è a capo del consiglio di amministrazione di Rosneft, l'azienda di Stato russa del petrolio, e presidente dell'assemblea degli azionisti della controllata di Gazprom, Nord Stream. L'ex ministro degli Esteri austriaco Karin Kneissl siede a sua volta nel consiglio di amministrazione di Rosneft. Un ex primo ministro francese legami con il gigante del petrolchimico Sibur. Figure del genere potrebbero adoperarsi a livello politico per fermare le sanzioni più dure nei confronti della Russia e della sua economia, già in stagnazione. Il che costituisce un'altra carta da giocare per Putin.

(Tradotto da Luca Fratangelo in redazione a Danzica, in redazione a Roma Francesca Piscioneri)