MILANO (MF-DJ)--Sono ben 3 milioni gli italiani che, tra marzo e dicembre 2020, a causa di difficoltà economiche sopraggiunte per pandemia e lockdown hanno dovuto rinunciare a cure mediche.

È quanto emerge dall'indagine condotta per Facile.it da mUp Research e Norstat su un campione nazionale rappresentativo della popolazione adulta.

Continuando a scorrere l'analisi, si legge in una nota, si scopre che 32,8 milioni di italiani si sono visti rimandare, se non addirittura annullare, visite, esami o operazioni in programma nel 2020; nello specifico, circa 27,9 milioni di italiani, vale a dire il 73,6% di coloro che avevano in programma un appuntamento presso una struttura sanitaria, hanno subito uno o più rinvii, mentre 13 milioni di cittadini, pari a più di un paziente su tre (34,3%), hanno dovuto fare i conti con l'annullamento.

Mediamente il rinvio è stato di quasi due mesi (53 giorni), ma il dato ancor più preoccupante è che nel 68% dei casi l'appuntamento è stato rimandato sine die. Per alcune specialità, però, i giorni di rinvio sono stati ben più lunghi; nel caso dell'oncologia, ad esempio, lo slittamento medio è stato di 63 giorni, per la cardiologia di 72 giorni e addirittura 81 giorni per la ginecologia.

La pandemia ha messo sotto stress tutte le strutture sanitarie, ma in particolar modo quelle pubbliche; fra coloro cui è stato rinviato o annullato un appuntamento già programmato, nel 54,7% dei casi questo si sarebbe dovuto svolgere in struttura pubblica, nel 45,3% in una privata.

Fra chi ha subito un rinvio o un annullamento, il 30,2% degli intervistati ha poi scelto di svolgere il controllo in struttura privata, il 31% in struttura pubblica, ma soprattutto, per il 38,8% l'esame è stato annullato senza alcuna riprogrammazione.

Questa situazione ha spinto molti italiani ad abbandonare la sanità pubblica in favore di quella privata: secondo l'indagine circa 7 milioni di cittadini, a seguito del rinvio o annullamento, hanno scelto di spostare da una struttura pubblica ad una privata una o più visite.

Il 18,9% dei pazienti lo hanno fatto per paura che la loro patologia peggiorasse, il 12,6% perché avevano un'assicurazione che ne copriva i costi. Chi si è rivolto ad una struttura privata ha dichiarato di aver speso, in media, 292 euro per singola visita, esame o operazione.

Per far fronte ai costi legati alla sanità privata, il 73,2% ha pagato usando i propri risparmi, mentre il 16,6% ha fatto ricorso ad un'assicurazione sanitaria; interessante notare, invece, come circa 2,2 milioni di pazienti (pari al 9,1% di chi è ricorso alla sanità privata) abbiano dovuto chiedere un prestito ad amici, familiari o finanziarie. La soluzione del prestito è più frequente tra i rispondenti residenti al Sud e nelle Isole, dove la percentuale arriva all'11,9%.

Il ricorso ad una società di credito per far fronte alle spese mediche è stato analizzato anche dall'osservatorio di Facile.it e Prestiti.it; dall'esame di oltre 125 mila domande di finanziamento è emerso che, nel 2020, l'importo medio dei prestiti personali richiesti per questa motivazione è stato pari a 6145 euro, da restituire in 53 rate (circa 4 anni e mezzo).

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2113:54 gen 2021

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January 21, 2021 07:55 ET (12:55 GMT)