ROMA (Reuters) -La Corte dei Conti ha bocciato il contratto fra ministero dello Sviluppo Economico, Invitalia e ReiThera per finanziare lo sviluppo del cosiddetto vaccino italiano anti-Covid, che rischia ora di non vedere più la luce.

La magistratura contabile l'11 maggio ha "deliberato di ricusare il visto", cioè si è rifiutata di registrare l'atto, si legge in una nota che conferma quanto anticipato a Reuters da due fonti a conoscenza del dossier.

"L'atto è stato considerato illegittimo, e come tale nullo", aveva spiegato in particolare una fonte della Corte.

Ora il governo dovrà decidere se ripresentare il contratto in altra forma o rinunciare.

Esiste anche una terza ipotesi, ma vi si ricorre di rado: l'esecutivo potrebbe chiedere alla Corte di registrare l'atto con riserva, assumendosene la responsabilità politica.

Stefano Colloca, senior director di ReiThera, dice che al momento non è possibile commentare. "Aspettiamo di capire perché è stata presa questa decisione che, a quanto ne sappiamo, non avrebbe precedenti", ha detto al telefono a Reuters.

Invitalia non ha risposto a una richiesta di commento.

In ogni caso la bocciatura blocca l'erogazione di circa 50 milioni alla società biotech romana, come era previsto dal contratto approvato lo scorso 26 gennaio dal cda di Invitalia, e che prefigurava un investimento globale pubblico-privato da 81 milioni di euro, con 49 milioni di agevolazioni pubbliche (41,2 milioni a fondo perduto e 7,8 milioni di finanziamento agevolato). Lo schema prevedeva anche l'acquisizione da parte di Invitalia del 30% di ReiThera.

La conseguenza immediata, dice una fonte vicina alla società, è che ReiThera -- che lavora al vaccino con vettore virale insieme alla tedesca Leukocare e alla belga Univercells -- senza i soldi del contratto non sarà in grado di far partire la fase 3, che richiede il reclutamento di 10.000 volontari.

La fonte aggiunge che nei prossimi giorni saranno pubblicati i risultati della fase 2, che ha riguardato 1.000 volontari in 25 ospedali italiani, e che è stata integralmente finanziata dall'azienda.

Nelle ultime settimane l'Ue ha dato segnali di un maggiore interesse per i vaccini a mRNA rispetto a quelli a vettore virale come quelli di AstraZeneca, Johnson&Johnson e, appunto, ReiThera.

"Io continuo a pensare che i vaccini servano tutti - ha percisato Colloca - anche perché bisogna pensare a vaccini che possano andar bene a quella parte di mondo che non può avere accesso a quelli a mRNA per problemi di una maggiore difficoltà di conservazione e trasporto. Perché per porre fine alla pandemia bisogna vaccinare tutti, anche quella parte di mondo".

Dopo l'ok del Cda di Invitalia, il Ministero dello Sviluppo Economico ha sottoposto il primo marzo l'atto alla sezione competente della Corte dei conti, che ha mosso alcune obiezioni.

A questo punto si è instaurato un confronto fra il ministero e la Corte, che alla fine ha comunque ritenuto insuperabili i rilievi mossi e ha deferito il provvedimento al collegio della Sezione centrale del controllo di legittimità, la quale l'11 maggio ha confermato la bocciatura.

"L'atto era totalmente viziato", spiega una delle fonti.

Ha collaborato Emilio Parodi da Milano

(in redazione a Roma Stefano Bernabei)