MILANO (MF-DJ)--Dovremmo farcela, ma a caro prezzo. Per il diesel in Europa si profila una situazione simile a quella del gas: fare a meno della Russia non ci lascerà a secco, ma comporterà costi più alti, che - salvo misure di compensazione da parte dei governi - finiranno sulle spalle dei consumatori, alimentando l'inflazione. La materia prima influisce solo in parte sui prezzi al consumo (il fisco pesa ben di più), ma il pieno di carburante rischia comunque di rimanere caro a lungo. Nel breve periodo in particolare si rischiano ulteriori aumenti, a giudicare dall'andamento dei mercati all'ingrosso.

In vista dell'estensione dell'embargo Ue - che dal 5 febbraio fermerà anche l'importazione di prodotti raffinati dalla Russia - le quotazioni di riferimento del gasolio europeo si stanno di nuovo surriscaldando, con frequenti puntate questa settimana oltre la soglia psicologica dei 1.000 dollari per tonnellata. Picchi analoghi erano già stati raggiunti l'autunno scorso, mentre a marzo l'invasione russa in Ucraina aveva proiettato le quotazioni a livelli record sopra 1.600 dollari per tonnellata. Anche oggi, come tra ottobre e novembre, ad accentuare le tensioni sul mercato c'è l'interruzione delle consegne da alcune grandi raffinerie francesi, legata all'ondata di scioperi contro la riforma delle pensioni. Ma sullo sfondo ci sono altri fattori rialzisti, che purtroppo sembrano avere carattere strutturale, scrive il Sole 24 Ore.

L'Europa acquistava dalla Russia oltre il 40% delle forniture di gasolio, carburante per cui non è autosufficiente: una dipendenza difficile da superare. Oggi molti analisti si sono convinti che ce la faremo senza soffrire carenze nemmeno nel breve termine (un esito che fino a poco tempo fa sembrava tutt'altro che scontato), ma l'emancipazione da Mosca comporterà spese maggiori perché dovremo rivolgerci a fornitori più lontani, mettendoci in competizione se necessario con altri acquirenti. Proprio come sta accadendo con il gas.

Un'altra analogia che balza agli occhi è che ad evitarci carenze, anche per il diesel, saranno con tutta probabilità gli stoccaggi, accumulati in gran parte sfruttando finché possibile i vecchi canali di rifornimento: in una parola, la Russia.

Nonostante le sanzioni e lo sdegno per la guerra in Ucraina, l'Europa ha addirittura accelerato gli acquisti da Mosca sul finire del 2022. Solo a gennaio, con l'embargo ormai dietro l'angolo, c'è stata una relativa frenata: nei primi 18 giorni del mese Ue, Regno Unito e Norvegia hanno importato in media 448mila barili al giorno di diesel russo e prodotti assimilati, stima S&P Global Commodities, in calo rispetto ai 663mila bg di dicembre, che erano ancora in linea con i livelli ante-guerra. Mosca copre tuttora il 27% delle importazioni (1,69 milioni di bg in tutto) ma la quota - osserva S&P Global - si è ridotta dal 46% di inizio 2021, benché il diesel russo sia ormai venduto con sconti fino a 130 dollari per tonnellata rispetto alle forniture di origine diversa nel Nord Europa. In vista dell'embargo uno sforzo di diversificazione c'è stato. E ha cominciato a portare qualche risultato, che col tempo dovrebbe consolidarsi, premiando soprattutto le potenze petrolifere mediorientali: Arabia Saudita, Emirati Arabi, Kuwait stanno avviando grandi e moderne raffinerie, ben posizionate per servire l'Europa. Abbiamo accelerato anche le importazioni dagli Stati Uniti, su cui però potremo contare solo fino a un certo punto: ci sono difficoltà di rifornimento anche all'interno degli Usa, specie sulla costa orientale, e bisogna vedere se l'America Latina vorrà e potrà importare diesel russo, "lasciandoci" quello a stelle e strisce.

In attesa che il mercato trovi un nuovo equilibrio, l'Europa si salverà con le scorte e probabilmente anche comprando dalla Cina, che con grande tempismo sta accelerando l'export di carburanti. Difficilmente avremo un sollievo dai rincari. Anzi, gli analisti prevedono il contrario. Sui mercati all'ingrosso «ci aspettiamo che i prezzi del diesel salgano in Europa, con una sorta di impennata tra febbraio e marzo», afferma Mark Williams di Wood Mackenzie, prevedendo margini di raffinazione di a 40 USD/barile nel 1° trimestre, il 470% in più rispetto alla media dell'intero 2021.

red


(END) Dow Jones Newswires

January 27, 2023 04:30 ET (09:30 GMT)