MILANO (MF-DJ)--La Bce potrebbe decidere il 9 settembre una riduzione degli acquisti di titoli. Si tratterebbe di una piccola variazione nel programma Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme), non indicativa di un cambio dell'orientamento di politica monetaria, che resterà accomodante per anni. Francoforte dovrebbe passare da 80 miliardi di titoli comprati ogni mese a 70-75 miliardi (secondo Citi) oppure a 60-70 miliardi (secondo Barclays). La presidente Christine Lagarde però non indicherà cifre in modo esplicito. Già ora la Bce chiarisce solo che le operazioni sono «significativamente più alte» di quelle di inizio anno (circa 55 miliardi). La formula potrebbe per esempio cambiare in «lievemente più alte».

Lo sforzo principale per Lagarde, scrive Milano Finanza, sarà spiegare che anche in caso di minori acquisti non sarà un vero tapering ma soltanto l'adeguamento a condizioni economiche e finanziarie più favorevoli rispetto alla riunione di giugno. Nei giorni scorsi il governatore francese François Villeroy de Galhau ha evidenziato il miglioramento dello scenario sui tassi dei titoli. Il vicepresidente Bce Luis De Guindos invece ha anticipato la revisione al rialzo delle nuove proiezioni macro che saranno pubblicate il 9 settembre. Poi si sono fatti sentire i membri più «falchi» del consiglio direttivo. Il banchiere centrale austriaco Robert Holzmann e quello olandese Klaas Knot hanno chiesto la riduzione degli acquisti del Pepp, seguiti subito dopo dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann che ha sottolineato: «La prima 'P' del programma Pepp sta per 'pandemico', non per 'permanente', per una buona ragione». Inoltre per Weidmann «la maggiore flessibilità del piano dovrebbe essere riservata a una situazione straordinaria come la pandemia. In caso contrario c'è un rischio particolare che la politica monetaria venga coinvolta in quella fiscale». Il timore diffuso in Germania è che gli acquisti Bce siano utilizzati non per risollevare l'inflazione ma per aiutare i governi, in primis quello italiano. Le elezioni tedesche peraltro saranno pochi giorni dopo il consiglio. Non a caso anche la Cdu è tornata alla carica contro la Bce: Friedrich Merz, che sarebbe ministro delle Finanze in un governo guidato da Armin Laschet, ha detto che la banca centrale «sta spingendo contro i limiti del mandato».

I falchi nordici hanno aumentato il pressing dopo i dati sull'inflazione di agosto nell'Eurozona (3%) e in Germania (3,4%). Entrambi i valori sono oltre il 2%, previsto come obiettivo dalla Bce nel medio termine. Ma, come più volte spiegato dalla banca centrale, il rialzo è in gran parte legato a fattori transitori come il balzo dei prezzi dell'energia (+15%) e la rimozione del taglio dell'Iva. Nel 2023 la Bce si attende ancora un'inflazione all'1,4%: c'è attesa per capire di quanto salirà il valore nelle proiezioni in arrivo, ma molti analisti si attendono un rialzo all'1,5%, che non cambierebbe la linea espansiva della politica monetaria. La Bce dovrà restare nel complesso cauta anche per scongiurare un effetto contagio dagli Usa per il tapering della Fed e per considerare eventuali ricadute legate al Covid.

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0409:34 set 2021

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September 04, 2021 03:35 ET (07:35 GMT)