MILANO (MF-DJ)--Il passaggio dall'economia dell'abbondanza a quella della scarsità, degli shock energetici, della carenza di materie prime e dei cambiamenti climatici: è il viaggio di un «Cargo» del tutto speciale, quello del nuovo programma di Class-Cnbc. Un percorso lungo le nuove rotte dell'economia, tra esperti, imprenditori, protagonisti dello scenario internazionale, per capire quanto durerà l'attuale fase d'alta inflazione e carenza di forniture, incertezza sui mercati e attendismo delle banche centrali. Secondo Michael Spence si protrarrà per almeno due anni. Il premio Nobel per l'Economia ne ha discusso con l'ex direttore dell'Economist - ora direttore della Global Commission for post management Policy - Bill Emmott, con il direttore del China Center for International Economic Exchange, Wang Yming, e con Michele Geraci, ex sottosegretario al Mise e consulente per l'ambiente al Mit di Boston.

D. Partiamo dalle previsioni: la crescita rallenta? Riusciremo a superare due anni in queste condizioni?

Spence. Penso di sì per entrambe le questioni. C'è una congestione della supply chain, la catena delle forniture, ed è venuta a mancare la flessibilità lato domanda e offerta. Il problema si sta rivelando più lungo di quanto non credessimo. Siamo, però, abbastanza forti per far rimbalzare la nostra economia, e la chiave resta nel monitoraggio del tasso di inflazione. La ripresa c'è. Dovremmo preoccuparci di altri problemi che hanno impatto globale, come le percentuali di vaccinazione nei Paesi a basso reddito. Rischiamo enormi ondate migratorie.

D. La divergenza economica allunga i fattori rischio?

Emmott. Sì. Il Covid ha creato divisioni e rischiamo che il periodo post pandemico diventi una realtà permanente. Tra i punti da prendere in esame ci sono poi i rapporti tra Usa e Cina, dove c'è stato un blocco della comunicazione.

D. Ora si lavora a un Summit

Emmott. Sarà importante, ma arriva dopo un tempo troppo lungo e ne servirà ancor di più per sciogliere i nodi creati: problematiche sul commercio, tecnologia, flussi d'investimento, hanno provocato una mancanza di dialogo. Serve invece forte collaborazione.

D. Ora si apre anche il confronto sul clima, con la Cop26

Emmott. Abbiamo poca fiducia che si possa uscirne con piani concreti: non c'è ancora abbastanza dialogo tra Europa, Usa e Cina, ma il problema è legato anche al clima stesso, che produce venti a sfavore per l'economia. Serve aumentare gli investimenti in rinnovabili e smettere di puntare sui combustibili fossili.

D. La ripresa nel mondo ha caratteristiche diverse. Quali sono quelle cinesi?

Yming. il motore principale riguarda la domanda interna, mentre al momento è marginale il contributo di quella esterna. Siamo tra i primi Paesi ad aver imboccato la ripresa, con una crescita del Pil nel primo semestre del 12,7%anno su anno. L'aumento dei consumi ha contribuito per il 61,7% mentre l'aumento delle esportazioni nette di beni e servizi ha contribuito per il 19,1%.

D. C'è anche qualche rallentamento.

Yming. Ci sono ancora punti critici in diversi luoghi della Cina, con una diminuzione della domanda. In agosto abbiamo visto una riduzione del tasso d'aumento del 2,5%, con criticità dei punti di approvvigionamento, anche elettrico, ma per l'intero anno prevediamo un aumento dell'8%. Il nostro Paese resta un motore importante per tutto il mondo.

D. È il nuovo modello dell'Economia Cinese...

Geraci. Sì, la cosiddetta Dual Circulation. Da ormai dieci anni Pechino ha capito che non poteva avere un'economia legata solo alle esportazioni di prodotti a basso valore aggiunto e ha lavorato per sviluppare una domanda interna, facendo crescere i salari e riducendo la dipendenza dall'export dal 30% al 18%. Ha anche lavorato per produrre in Cina i beni che dovevano soddisfare quella domanda.

D. Questo cambia le cose anche a livello globale?

Geraci. Sì, perché significa che il pil della Cina, offerta e domanda, dipenderanno soprattutto da fattori interni. È un grande Paese ed è in grado di comprare quello che non ha, come ha fatto con le miniere di cobalto in Congo. L'attuale sorta d'embargo che l'Occidente applica sulle esportazioni di prodotti ad alta tecnologia non fa che accelerare questo processo interno.

D. Per le imprese italiane cosa significa?

Geraci. Che c'è una finestra che si va chiudendo e che ogni giorno trascorso è un giorno perso. La crescita viene da lì e la ripresa economica è imprescindibile senza la Cina. Francia e Germania sono molto attive. Noi dipendiamo molto dall'export ma siamo un po' fermi tra Europa e Stati Uniti.

D. Il Paese sta anche attraversando una stagione di riforme, per esempio nella regolamentazione della tecnologia, e una serie di squilibri, come sul mercato immobiliare. Cosa comporterà tutto questo?

Yming. Sono state operate correzioni, anche in tema di educazione e formazione, ma non si tratta solo della dottrina della Common Prosperity. Ci sono temi d'antitrust anche per quanto riguarda le Big Tech, e vanno tutelati gli interessi dei consumatori. Siamo consapevoli del contributo che possono dare al miglioramento della qualità della vita e lo incoraggiamo.

D. Parliamo di Evergande?

Yming. È la dimostrazione che un modello basato su alta leva è insostenibile e crea problemi con effetto domino. Il monitoraggio e il controllo di questi fenomeni creano restrizioni nel breve, ma favoriscono uno sviluppo più stabile. La vendita di appartamenti tra gennaio e agosto è aumentata del 5,9%: il mercato immobiliare cinese non solo non è crollato, ma non ha neppure subito effetti negativi.

D. Quindi c'è crescita in Cina e in Occidente. Qui però hanno aiutato molto le banche centrali. Riusciranno ora a tenere i nervi saldi di fronte all'inflazione?

Spence. Sono tanti gli attori che vogliono arrivare a una normalizzazione delle politiche monetarie, ma nessuno vuole pagarne il prezzo. Si crede che l'inflazione sia temporanea, ma non c'è certezza su quanto durerà questa situazione. Le banche centrali dovranno reagire prima di perdere credibilità.

D. Quando?

Spence. Alcuni dicono che è già troppo tardi per iniziare un processo di controllo dei prezzi. Ma anche il tapering resta un processo comunque rischioso. Anche la Bce dovrà agire e in qualche modo dovremo resettare i prezzi degli attivi e degli asset sui mercati.

D. Salgono anche i prezzi del cibo, e rischiamo reazioni sociali avverse negli strati più fragili di popolazione. Se i costi fossero troppo alti per alcuni Paesi, ne potrebbe far le spese anche la transizione climatica.

Spence. La realtà è che non possiamo cancellare con un colpo di spugna la nostra dipendenza dai combustibili fossili. La transizione richiederà decenni e non possiamo fare gli struzzi: servono da subito ingenti investimenti.

D. I capitali dove si trovano?

Emmott. Ci sono due politiche economiche da prendere in esame: quelle delle banche centrali, con elevato livello di spesa governativa e Quantitative Easing, e la raccolta di denaro degli Stati attraverso i bond. Serve continuare a spendere per compensare strati di popolazione e imprese che soffrono, facendolo con modi accurati, non soltanto aumentando tasse o varando forme d'austerity.

D. Sarà materia anche dell'agenda di Draghi al G20 italiano di fine mese?

Spence. Sono le priorità dell'agenda, collegate al cambiamento climatico. Cop26 è dietro l'angolo e il G20 non può ignorare questi temi. Effetti temporanei sull'economia, ma c'è il rischio che diventino permanenti. Serve mettere un punto e dare un senso forte a questi interventi.

fch

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October 18, 2021 03:31 ET (07:31 GMT)