MILANO (MF-DJ)--Tutto è partito dagli Usa. Il piano di aiuti all'economia del presidente Joe Biden da 1.900 miliardi ha riportato fiducia sulla crescita e sul rialzo dell'inflazione oltreoceano. Così i tassi dei titoli americani a dieci anni sono saliti dallo 0,9% di metà gennaio all'1,5% di venerdì 26 febbraio.

Comunque Jerome Powell, presidente della Fed, si è detto non preoccupato e ha assicurato che non saranno ridotti gli stimoli monetari, aggiungendo che potrebbero servire altri tre anni per centrare gli obiettivi di inflazione. Perciò, secondo Berenberg, la Fed non ridurrà gli acquisti di titoli nel 2021 e non alzerà i tassi prima del 2023.Il movimento sui tassi negli Usa ha avuto impatto nell'Eurozona, anche in assenza di significative novità sull'inflazione, che secondo la Bce resterà all'1,1% nel 2022 e all'1,4% nel 2023, ancora lontana dall'obiettivo del 2%. Dopo cinque mesi di dati in territorio negativo, a gennaio l'inflazione è arrivata a gennaio a +0,9%, ma sulla spinta di fattori temporanei. Le attese degli operatori sono per un dato all'1,35% nei prossimi dieci anni.

La questione del rialzo dell'inflazione «è stata affrontata brevemente, anche se non al centro del dibattito del G20. Abbiamo detto chiaramente che questo aumento non sarà durevole», ha sottolineato il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco. Analoghe osservazioni sono state formulate dal banchiere centrale francese François Villeroy de Galhau e dallo spagnolo Pablo Hernandez De Cos.Eppure i tassi dei titoli di Stato decennali sono aumentati in tutti i Paesi, soprattutto in Germania, dove sono passati da -0,57% di fine gennaio a -0,27%. I rendimenti in Francia e quelli medi dell'Eurozona sono tornati in positivo. C'è chi ha pensato che si stia avvicinando la fine dei tassi negativi. In Italia i rendimenti dei Btp, per alcune settimane in controtendenza grazie all'effetto Draghi, sono risaliti vicino allo 0,8%.Di fronte a questi dati la Bce è intervenuta con messaggi verbali. La presidente Christine Lagarde ha sottolineato il 22 febbraio che la banca centrale «sta monitorando attentamente l'evoluzione dei tassi nominali dei titoli a lungo termine».

Inoltre ha precisato che «nell'ambito dell'ampio set di indicatori che osserviamo per valutare se le condizioni di finanziamento sono ancora favorevoli, i tassi privi di rischio overnight indexed swap (Ois) e i rendimenti sovrani sono particolarmente importanti, perché sono buoni indicatori iniziali di ciò che accade nelle fasi a valle di trasmissione della politica monetaria, dal momento che le banche utilizzano tali rendimenti come riferimento quando fissano il prezzo dei prestiti a famiglie e imprese».

fch

(END) Dow Jones Newswires

March 01, 2021 03:19 ET (08:19 GMT)