MILANO (MF-DJ)--È una tempesta perfetta quella che ha innescato la corsa, finora inarrestabile, dei prezzi di gas ed energia elettrica. Un antidoto dall'effetto immediato non c'è, nemmeno la riduzione per 1,2 miliardi di euro degli oneri di sistema decisa col decreto lavoro e imprese eviterà la prossima stangata in bolletta. Di certo, però, esistono argini senza i quali l'onda anomala dei prezzi sarebbe ancora più dilagante. È il caso del Tap, il Trans adriatic pipeline, il gasdotto che trasporta fino alle coste italiane il gas prodotto nei giacimenti azeri di Shah Deniz, entrato in attività a fine 2020. Come sta agendo il Tap e perché le dinamiche rialziste si sono combinate fino a produrre questi effetti, lo spiega il managing director Luca Schieppati, in questa intervista con MF-Milano Finanza.

Domanda. Cosa ha determinato questa impennata dei prezzi? Ricorda altri casi del genere?

Risposta. Parliamo di tempesta perfetta perché, a differenza di altre crisi determinate da una sola causa, come il braccio di ferro Russia-Ucraina del 2009 o l'incidente al terminal di Baumgarten del 2017, qui c'è un concorso eccezionale di più fattori. Il costo elevato dei titoli della Co2, che porta a utilizzare più gas rispetto al carbone; i flussi di gnl che si dirigono prevalentemente verso i mercati che pagano di più, ovvero quelli asiatici; la riduzione delle forniture dalla Russia, che deve garantire i consumi interni, un generale aumento della domanda e una minore produzione europea, Italia compresa. Tutte queste tensioni si sono riflesse sui prezzi, e se molte delle altre crisi si sono risolte in pochi giorni, qui siamo in presenza di una dinamica globale che va avanti dall'inizio dell'anno e in Italia ha determinato un aumento del prezzo del gas all'ingrosso dai meno di 20 euro al megawatt/ora di gennaio agli oltre 60 di oggi.

D. Quale ruolo può giocare il Tap?

R. Il Tap è già un elemento attivo nel sistema. In questi primi 9 mesi di attività abbiamo trasportato fino in Italia tra 20 e 25 milioni di metri cubi al giorno, importando dal confine greco-turco circa 5 miliardi di metri cubi, con una potenzialita' a regime tra il 10 e l'11% dei consumi italiani. Ancora poco per poter davvero contenere la curva dei prezzi in questa fase, ma posso affermare che senza questo contributo gli aumenti sarebbero stati ancora più consistenti.

D. Può fare un esempio?

R. L'aspetto più evidente sta in un risultato storico, cui Tap ha contribuito: l'azzeramento del differenziale di prezzo con gli altri paesi europei. Lo vediamo confrontando l'hub olandese Ttf e il Psv italiano. Prendiamo il dato del 10 settembre scorso, in cui lo spread diventa negativo a favore del mercato italiano, con il gas sul Psv che prezzava 57,68 euro a megawatt/ora, contro i 58,23 euro del Ttf. Prima la differenza era mediamente del 10% e sempre a sfavore del nostro Paese.

D. Davanti a una volatilità così esasperata ognuno propone la propria ricetta, dall'aumento della quota di rinnovabili al nucleare. Qual è la sua opinione?

R. Sono convinto che serva un approccio complessivo, tutte le tecnologie che riducono l'impronta carbonica devono interagire e contribuire. Il gas è tra i migliori alleati della decarbonizzazione, da sole le rinnovabili non bastano ed è necessario un ulteriore sviluppo tecnologico affinché i sistemi d'accumulo si diffondano, contribuendo a risolvere il problema dell'intermittenza di queste fonti. Bisogna pensare a un mix produttivo il più integrato possibile, favorendo anche uno sviluppo dell'idrogeno. Tap si sta già attrezzando anche per questo, abbiamo commissionato uno studio per confermare che i nostri tubi potranno trasportare idrogeno. Nei prossimi due anni l'Europa dovrà mettere a punto un quadro regolatorio. Intanto abbiamo aderito al progetto White Dragon che prevede di trasportare in Italia, in blending con il gas di Tap, il surplus di idrogeno verde che sarà prodotto in Grecia.

D. Intanto avete avviato il test di mercato per valutare un possibile raddoppio della capacità,da 10 a 20 miliardi di metri cubi. Come sta andando?

R. Pubblicheremo nella seconda metà di ottobre il primo report sulle domande non vincolanti che abbiamo raccolto. Il mercato si muove, in parte anche in seguito a queste dinamiche di liquidità, in un contesto in cui gli operatori cercano di massimizzare le opportunità. Inoltre in Albania come in Grecia stiamo assistendo a una spinta verso la transizione che si tradurrà nella conversione delle centrali da carbone, lignite e olio combustibile a gas. Anche la Macedonia ha bisogno di aumentare l'import di gas.

fch

(END) Dow Jones Newswires

September 15, 2021 03:13 ET (07:13 GMT)