ROMA (MF-DJ)--I destini dell'ex Ilva e di decine di migliaia di lavoratori sono ancora una volta appesi ad una decisione della magistratura. Il pericolo, questa volta, nel caso il Consiglio di Stato non accolga le richieste avanzate da ArcelorMittal e dai commissari dell'Ilva in amministrazione straordinaria, è il fermo di tutta l'area a caldo e a seguire la possibile rinuncia dello Stato ad entrare nel capitale della società al fianco di Mittal.

Lo scrive La Stampa spiegando che la decisione aprirebbe scenari difficili da immaginare e, probabilmente, per l'ennesima volta, obbligherebbe in governo ad intervenire in extremis con un nuovo decreto salva-Ilva. L'udienza davanti alla Quarta commissione del Consiglio di Stato (presidente Greco, relatore Conforti) è durata un paio d'ore. La decisione dei giudici, attesa con una certa apprensione a Taranto come a Roma, è attesa per oggi.

Con ricorsi diversi, sia ArcelorMittal Italia, ovvero la società che da due anni gestisce Taranto, sia Ilva in As (la società proprietaria degli impianti), avevano chiesto di bloccare la sentenza con la quale lo scorso 13 ottobre il Tar Lecce ha ordinato ad ArcelorMittal di spegnere entro 60 giorni gli impianti ritenuti inquinanti. Al loro fianco anche Invitalia, la società del Tesoro che in base agli accordi siglati a dicembre effettuerà l'investimento per conto dello Stato sottoscrivendo un aumento di capitale a favore di ArcelorMittal (400 milioni in cambio del 50%) entrando così nella governance per favorire anche garantire) la tanto attesa riconversione del gigante siderurgico. Contro la richiesta di sospensiva, oltre al Comune di Taranto, si sono invece schierati la Regione Puglia ed il Codacons. A loro giudizio la richiesta andava respinta in quanto inammissibile, perché il diritto a fare impresa non può avvenire mai sulla pelle, sulla salute e sulla vita delle persone.

A questo punto, se la richiesta di sospensiva venisse accolta (come pare probabile, in attesa della sentenza di merito attesa per i 13 maggio) il conto alla rovescia per lo spegnimento degli impianti verrebbe fermato. In caso contrario ArcelorMittal e Ilva in As sarebbero costrette a procedere con la fermata degli altiforni, che per la tipologia di questi impianti equivarrebbe alla chiusura, alla morte dell'ex Ilva, con tutto quello che ne consegue sul piano sociale ed occupazionale. Ed il governo, oltre a tenere ancora in sospeso l'aumento di capitale (Arcelor, tra l'altro, avrebbe già chiesto la messa in mora di Invitalia per il mancato rispetto d elle scadenze fissate), dovrebbe decidere se e come rimediare all'ennesima impasse.

pev

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March 12, 2021 02:53 ET (07:53 GMT)