MILANO (MF-DJ)--«Se qualcosa può uccidere 10 milioni di persone nei prossimi decenni è più probabile che sia un virus altamente contagioso. Non missili ma microbi».

Una previsione sinistramente attuale, quella tracciata dal fondatore di Microsoft, Bill Gates, nel 2015. A un lustro di distanza, se c'è un settore che si è imposto alla distanza come tristemente indiscusso trionfatore di questi ultimi dodici mesi complessi, è senza dubbio il comparto della farmaceutica. Nell'anno della pandemia, per gli investitori il comparto della medicina è stato assieme al tech una vitamina irrinunciabile in portafoglio, con performance che in qualche caso hanno raggiunto la tripla cifra. La ricerca di una cura contro il Coronavirus è stata gioco forza la punta dell'iceberg del successo.

I numeri parlano da sé: dallo scoppio della pandemia, l'indice Msci World Healthcare si è rivalutato del 24%. Secondo le graduatorie stilate da Fida, i primi dieci fondi azionari specializzati su questo fronte hanno registrato nell'anno in corso un rendimento medio del 32%. Dalle rilevazioni del Us Venture Capital Outlook Report 2021, nel corso dell'ultimo anno l'ammontare di investimenti di venture capitalist nel settore è stato di 23,2 miliardi di dollari (dai 17,2 del 2019), per un totale di oltre 865 deal. Molte, oltre 50, sono state le aziende che, fiutando il momento altamente propizio, hanno deciso di raccogliere capitali sbarcando in borsa.

Il valore complessivo delle ipo nel pharma è stato infatti superiore a 9,7 miliardi di dollari (il precedente record erano i 5,1 miliardi del 2018). Sul fronte M&A si sono poi registrati tre matrimoni da capogiro: il merger Abbvie-Allergan, stimato in 63 miliardi di dollari, la Gilead-Immunomedics (21 miliardi) e la recente acquisizione di Alexion da parte di AstraZeneca, da 39 miliardi. Lecito a questo punto domandarsi se a fronte di un possibile ritorno alla normalità post-pandemica già nel 2021, un rally di questa portata possa essere destinato a perdere mordente e magari persino a ritracciare. Secondo i money manager il comparto ha ancora molto da dare agli investitori.

Ora che il focus sui vaccini andrà probabilmente scemando, tornerà alla ribalta la ricerca di farmaci e trattamenti innovativi, che procederà di pari passo con altri trend trainanti: su tutti diagnostica, genomica, terapie mRna (utilizzate anche in alcune delle più promettenti cure sperimentali anti-Covid), ma anche big data e intelligenza artificiale applicata alla sanità. Per capire la portata del fenomeno basta guardare i 10 titoli più rappresentativi nel portafoglio del fondo Digital Health Equity di Credit Suisse Fund Management (si veda la tabella), primo in classifica Fida con un +78% da inizio anno. Il rendimento di borsa medio nel 2020 è stato del 146%, con ricavi in crescita su base annua del 95%. Si tratta di aziende che coniugano ricerca scientifica e nuove tecnologie per applicazioni nei campi di oncologia, diagnostica o prevenzione di disturbi come il diabete.

«La crescente pressione sui costi», commenta Pascal Mercier, responsabile dei fondi tematici di Credit Suisse Fm, «sta costringendo i partecipanti al settore ad adottare tecnologie che consentano di risparmiare sulle spese». Allo stesso tempo, aggiunge il money manager, «il tech sta aprendo la strada allo sviluppo di strumenti innovativi per la scienza, che sono essenziali per l'innovazione». Ma c'è anche un tema d'investimento non irrilevante, sottolinea il gestore: «Le aziende registrano un'elevata crescita, tipicamente a due cifre, e molte si comportano come piattaforme con elevato potenziale di scalabilità e ampia leva operativa».

fch

(END) Dow Jones Newswires

December 28, 2020 02:18 ET (07:18 GMT)