ROMA (MF-DJ)--La risalita di ieri al Ttf di Amsterdam, col future di febbraio sul gas che si è riportato da 65 a oltre 72 euro a Megavattora, ha un nome e cognome: Vladimir Putin, e il rischio fondato che le forniture dalla Russia scendano ancora fino a interrompersi del tutto. E in effetti, sia martedì che ieri lungo i gasdotti che passano per l'Ucraina da Gazprom sono arrivati in Europa appena 37,8 milioni di metri cubi, un quantitativo irrisorio per le medie della stagione invernale. Ma anche la risalita di ieri, se resterà isolata, non cambia un dato di fatto: al netto delle oscillazioni, il prezzo si mantiene al di sotto dei livelli di prima della guerra assorbendo persino con un rialzo del 10%. Per dare un termine di paragone, il 5 gennaio 2022 al Ttf lo stesso MWh era quotato circa 83 euro.

Un rapido calcolo, scrive MF-Milano Finanza, segna anche la distanza dal livello che farebbe scattare il tanto sudato tetto al prezzo del gas stabilito dai Paesi Ue: ai livelli attuali, le quotazioni dovrebbero più che raddoppiare per portarsi ai 160 euro decisi a Bruxelles.

Lo scudo europeo degli stoccaggi. Si è detto dell'effetto positivo che il clima particolarmente mite (in Europa è il gennaio più caldo da decenni), sta dispiegando sui prezzi evitando la spinta verso consumi altissimi, e del conseguente calo della domanda che non costringe ad andare all'assalto degli stoccaggi. E ci sono infatti almeno due elementi che arrivano a conferma della tenuta delle scorte. Il primo è il minimo utilizzo riferito al gas. Basta scorrere i dati forniti giornalmente dal regolatore Ue per vedere che, per esempio, ieri il calo medio degli stoccaggi nell'Unione europea è stato dello 0,08%, in Italia lo 0,2%, in Francia sotto lo 0,4%. E questo, nonostante il minore gas russo in arrivo. La media di riempimento è stabile ben sopra l'83%. Lo stesso giorno di un anno fa, gli stoccaggi europei erano pieni al 52,3%, quelli italiani al 62% contro l'82% attuale. I margini, insomma, al momento sono ampi. Il secondo elemento di rassicurazione arriva dalla Germania, riassunto in un tweet di Klaus Mueller, a capo dell'Agenzia federale tedesca per le reti. Nella 52esima settimana del 2022 è stato utilizzato molto meno gas rispetto agli anni precedenti. I consumi industriali sono diminuiti del 34% rispetto alla settimana precedente, quelli domestici e commerciali del 26%. Per un Paese che ha pagato un conto salatissimo alla crisi del gas, soccorrendo il gruppo Uniper con circa 30 miliardi di euro, poter affermare che "la situazione dell'approvvigionamento è meno tesa ora di quanto non fosse all'inizio dell'inverno" è certamente un toccasana.

Con l'incognita russa che torna a pesare sul prezzo, l'attenzione al clima si fa comprensibilmente più alta. Secondo un'analisi di Bloomberg, è probabile che condizioni miti si mantengano in tutta Europa fino alla fine del mese. L'analisi cita le previsioni della società Maxar Technologies, ricordando che al netto delle preoccupazioni sugli effetti del cambiamento climatico, le temperature anomale delle ultime due settimane hanno rappresentato un vantaggio per i Paesi dell'Ue nella lotta contro inflazione e bollette in aumento (almeno fino a febbraio).

Le stime formulate da Maxar indicano che le temperature potrebbero oscillare tra i 2 e i 5 gradi sopra la media stagionale in Francia e Germania, dopo il 15 gennaio. Addirittura, le prime 2 settimane di gennaio potrebbero risultare tra le più calde mai registrati negli ultimi decenni. Certo una decisa inversione di marcia, se si considerano le temperature ben più rigide di inizio dicembre che avevano fatto temere per le riserve di gas naturale, fino a paventare addirittura il rischio di razionamenti e interruzioni dell'energia.

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January 06, 2023 03:13 ET (08:13 GMT)