(di Rossella Savojardo - milanofinanza.it)

MILANO (MF-DJ)--Secondo Larry Fink, il ceo del più grande asset manager del mondo, Blackrock, l'inflazione sarebbe strutturale. "La situazione attuale mi ricorda la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, quando le principali banche centrali d'Europa e degli Stati Uniti inasprirono in modo aggressivo la politica monetaria. Allo stesso tempo, i governi stanno ora rispondendo con nuove spese incredibili. Abbiamo una dissonanza tra politica monetaria e politica fiscale che potrebbe anche portare a tassi di interesse più elevati per un breve periodo", ha detto Fink durante un'intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt.

Fink ha però messo in guardia le principali banche centrali da misure eccessivamente restrittive nella lotta all'inflazione. L'obiettivo di stabilità del 2% perseguito dalla Federal Reserve statunitense e dalla Banca Centrale Europea non è un valore in sé, soprattutto se deve essere acquistato con una recessione ancora più profonda.

"Un'inflazione elevata è meno grave per i poveri di una recessione", ha infatti spiegato Fink. "Una delle domande che ho posto a tutti i banchieri centrali è: cosa c'è di così magico nell'inflazione al 2%? Perché non il 3%? Non credo che il 2% sia un tasso naturale. Ci vorrà del tempo prima ancora di tornare anche solo al 3%. La domanda è: cosa faranno allora le banche centrali? Continuerebbero a cercare di arrivare al 2% e rischierebbero una recessione più grande, o si romperebbero? Preferirei che si fermassero al 3%", ha riflettuto il ceo di Blackrock.

Soprattutto dopo quanto successo nel Regno Unito con le reazioni al maxi piano di tagli fiscali della premier Liz Truss, gli occhi (e i timori) ora guardano al prossimo governo di centrodestra. "Ho parlato con diversi ceo in Italia e ho notato un cauto ottimismo. Sono rimasto piuttosto sorpreso, ma ho sentito più ottimismo che preoccupazione dai leader aziendali", ha risposto Fink alle domande del giornalista tedesco sul prossimo governo di Fratelli d'Italia.

"Naturalmente", ha continuato il gestore, "la composizione del governo sarà davvero importante. Molto dipenderà da chi diventerà il nuovo ministro dell'Economia. Tuttavia, l'economia italiana sta attualmente crescendo più velocemente di quella tedesca. E il sistema bancario è davvero in buone condizioni ora, dopo anni di ristrutturazione".

Quanto alle preoccupazioni in merito al debito pubblico italiano come a quello spagnolo, Fink ha sottolineato che di essere preoccupato per il rapporto debito/pil in ogni Paese, compreso quello degli Stati Uniti. "I disavanzi di bilancio conteranno un giorno, anche se non sembrano così importanti in questo momento. Alla fine, come economie, dobbiamo creare crescita, questo è l'unico modo per uscire dai nostri deficit. Il debito in Italia, il debito in Spagna, il debito anche negli Stati Uniti perseguiterà i nostri figli e i nostri nipoti. Il problema è che i politici non hanno una prospettiva a lungo termine, ma si concentrano sul qui e ora. Abbiamo bisogno di una leadership politica per plasmare il futuro. Un futuro di cui essere orgogliosi. Ma vediamo sempre più populismo ed estremismo".

Probabilmente c'è più incertezza in Europa che negli Usa dal punto di vista economico, ma non credo che la recessione sarà un problema quinquennale", ha continuano poi il ceo, sottolineando di essere ottimista nel lungo termine sull'Europa. "Gli Stati europei possono passare rapidamente a più tecnologie di decarbonizzazione e cercare anche fornitori di gas alternativi, ad esempio con gasdotti dall'Algeria. Non credo che assisteremo a una flessione economica sostenuta in Europa".

Nell'intervista, Fink parla anche dell'effetto delle sanzioni occidentali contro la Russia, del perché il gas come fonte di energia "sarà con noi per altri 100 anni". Infine, in merito all'azione di molti governi di tassare gli extra-profitti delle aziende energetiche, Fink non si è voluto sbilanciare in suggerimenti su quale possa essere il giusto equilibrio in ogni paese. "I ricchi devono pagare la loro parte, ma non dobbiamo denigrare il successo. Penso che una tassa speciale per le società energetiche sia sbagliata". "Due anni fa", ha poi concluso il ceo, "alcune di queste società sono quasi fallite. E nessuno all'epoca disse: salviamo le compagnie energetiche. Preferirei vedere i soldi utilizzati dalle aziende e dai loro azionisti per aumentare gli investimenti in tecnologie verdi. Credo che il settore privato possa farlo in modo più efficiente dello stato".

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(END) Dow Jones Newswires

September 30, 2022 08:44 ET (12:44 GMT)