Intorno alle 12,00 italiane, i futures sul Brent avanzano di 51 centesimi, o dello 0,6%, a 86,04 dollari il barile, dopo aver chiuso la scorsa seduta in rialzo dell'1,1%. Durante la sessione hanno toccato 86,43 dollari il barile, ai massimi da ottobre 2018.

I futures sul greggio Usa guadagnano 65 centesimi, o lo 0,8%, a 84,41 dollari il barile, dopo aver chiuso venerdì in rialzo dell'1,5%. Durante la seduta il contratto ha toccato quota 84,76 dollari il barile, ai massimi da ottobre 2014.

Entrambi i contratti hanno chiuso la scorsa settimana leggermente in rialzo nonostante l'aumento dei casi di coronavirus in Gran Bretagna e in Europa orientale, un segnale di un inverno potenzialmente difficile all'orizzonte.

"Sembra che il continuo calo delle scorte globali sia ancora ampiamente previsto nei prossimi mesi e solo una scalfittura nella crescita della domanda potrebbe modificare il sentiment sottostante", ha detto Tamas Varga, analista petrolifero di Pvm Oil Associates a Londra.

Goldman Sachs sottolinea che un forte rimbalzo nella domanda globale petrolifera potrebbe spingere i prezzi del Brent oltre la stima per la fine dell'anno di 90 dollari il barile. La banca prevede che il passaggio da gas a petrolio potrebbe contribuire per almeno 1 milione di barili al giorno alla domanda di greggio.

Dopo oltre un anno di domanda di carburante depressa, il consumo di benzina e di distillati è nuovamente in linea con le medie a cinque anni negli Stati Uniti, il primo consumatore di carburante al mondo.

Intanto le società energetiche statunitensi hanno ridotto la scorsa settimana le piattaforme di greggio e gas naturale per la prima volta in sette settimane, pur a fronte di un aumento dei prezzi del greggio, in base ai dati diffusi venerdì da Baker Hughes Co.

(Tradotto a Danzica da Enrico Sciacovelli, in Redazione a Milano Sabina Suzzi, enrico.sciacovelli@thomsonreuters.com, +48587696613)