I prezzi del petrolio avanzano su segnali di miglioramento della domanda e grazie ad un calo delle scorte di greggio statunitense; ma i timori dell'impatto economico della pandemia di coronavirus e i deboli margini di raffinazione limitano i guadagni.

I futures sul Brent aggiungono 35 centesimi, o l'1,01%, a 35,00 dollari il barile, intorno alle 12,05 italiane.

I futures di luglio del greggio Usa avanzano di 19 centesimi, o dello 0,59%, a 32,12 dollari il barile.

Il contratto di giugno del greggio Usa è scaduto ieri a 32,50 dollari il barile, in rialzo del 2,1%, evitando il disastro visto alla scadenza del contratto di maggio, quando i prezzi sono crollati sotto lo zero.

Le scorte di greggio statunitense sono diminuite di 4,8 milioni di barili a 521,3 milioni di barili, nella settimana finita il 15 maggio. Lo mostrano i dati Api pubblicati ieri.

L'agenzia aggiunge che la produzione delle raffinerie è aumentata di 229.000 barili al giorno, segnalando che gli stabilimenti stanno cercando di produrre più carburante, mentre gli Stati Uniti allentano le misure di lockdown.

La graduale revoca delle restrizioni di lockdown a livello mondiale sta sostenendo la domanda, mentre i primi dati sulle consegne mostrano che i paesi dell'Opec+ stanno rispettando i tagli alla produzione concordati.

Restano però deboli gli utili di raffinazione del greggio, che potrebbero ostacolare il recupero della domanda.

"Dovremmo vedere forti segnali nei margini di raffinazione per convincere le raffinerie ad aumentare i tassi di utilizzo, ma ai livelli attuali ci sono pochi incentivi, dal momento che molte regioni vedono ancora margini negativi", scrive ING in una nota.