Il greggio si dirige verso i 46 dollari il barile, vicino ai massimi da marzo, grazie alla sospensione delle attività offshore dei produttori statunitensi presso il Golfo del Messico in attesa dell'uragano Laura, insieme al calo registrato nelle scorte di greggio Usa.

I rinnovati timori sulla pandemia di Covid-19, che ad aprile ha ridotto la domanda e ha portato i prezzi ai minimi storici, hanno limitato i guadagni, dopo che questa settimana sono state riportate di pazienti re-infettati, alimentando dubbi sull'immunità al virus.

Intorno alle 12,20 i futures sul Brent cedono 6 centesimi a 45,80 dollari il barile, mentre i futures sul greggio Usa cedono 10 centesimi a 43,25 dollari. Entrambi hanno toccato ieri i loro massimi di cinque mesi.

"I trader sul greggio saranno preoccupati per l'uragano oggi", ha detto Tamas Varga di PVM. "Una volta passato il pericolo, le valutazioni sulla domanda saranno nuovamente il focus".

Il settore energetico statunitense ieri si è preparato all'arrivo di un forte uragano. I produttori hanno sospeso la produzione di greggio di 1,56 milioni di barili al giorno, ovvero l'84% della produzione offshore del Golfo del Messico, poco meno del 90% della sospensione vista 15 anni fa in occasione dell'uragano Katrina.

"Abbiamo visto un leggero sostegno sulla scia dell'attività dell'uragano", ha detto la banca olandese ABN AMRO in una nota. "La minaccia d'infezione da Covid-19 mette a rischio un ulteriore rimbalzo nella domanda petrolifera".

Il petrolio ieri è stato anche sostenuto dai funzionari statunitensi e cinesi, che hanno confermato il loro sostegno per la fase uno dell'accordo commerciale. A ciò si aggiungono i dati Api che mostrano un calo delle scorte di greggio statunitense superiore alle aspettative.

(Tradotto da Redazione Danzica, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)