BUENOS AIRES (awp/ats/ans) - La decisione del governo argentino di Javier Milei di intervenire sul mercato dei cambi con l'obiettivo di contenere l'impennata del dollaro sui mercati paralleli e ridurre la breccia con la quotazione ufficiale che ha raggiunto il 50% la scorsa settimana, è stata valutata negativamente dai mercati.

Nella prima giornata di applicazione della nuova politica monetaria infatti il rischio paese misurato da Jp Morgan ha segnato un significativo aumento del 2,6% fino ai 1.550 punti con un calo parallelo dei titoli del Tesoro nell'ordine del 3-4%.

Anche la Borsa di Buenos Aires ha emesso un primo verdetto negativo nella prima seduta della settimana, con un crollo dell'indice Merval di circa 10 punti dovuto principalmente al tonfo delle azioni del settore energetico.

Secondo l'economista Emanuel Alvarez Agis della società di consulting PxQ, con gli ultimi annunci "aumentano i dubbi sulla sostenibilità dell'attuale combinazione di politiche monetarie".

"Se il governo opera in modo aggressivo sulla breccia con l'obiettivo di ridurla e quindi di uscire dal regime di controllo dei cambi ciò avverrà a costo di peggiorare la posizione delle riserve della Banca centrale, riducendo così la capacità di stabilizzare il mercato il giorno successivo all'uscita".

Altri analisti segnalano che la misura sarebbe in contrasto con le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale che nel suo ultimo report ha chiaramente espresso la necessità di una svalutazione del tipo di cambio ufficiale e ha fissato come priorità l'accumulazione di riserve della Banca Centrale.