Il dato è superiore alle "cifre spesso citate del 10-15%", ha affermato lo studio, aggiungendo che una "porzione significativa" del debito del Paese verso la Cina è stata registrata tra i prestiti alle imprese statali piuttosto che al governo centrale.

Lo Sri Lanka, colpito dalla crisi, si trova nel mezzo di una ristrutturazione del debito, dopo che anni di cattiva gestione economica, combinati con la pandemia COVID-19, hanno fatto precipitare il Paese nella peggiore crisi economica dall'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1948, fino ad arrivare al default.

La Export-Import Bank of China (EximBank) e la China Development Bank sono i due maggiori finanziatori cinesi, rispettivamente con 4,3 miliardi di dollari e 3 miliardi di dollari, secondo i dati raccolti dal CARI presso la Johns Hopkins University School of Advanced International Studies.

La Cina è il più grande creditore bilaterale dello Sri Lanka e, insieme all'India e al Giappone, fa parte dei colloqui ufficiali con i creditori per ristrutturare il debito del Paese.

"La Cina dovrà svolgere un ruolo importante nel processo di ristrutturazione del debito dello Sri Lanka", hanno scritto nel rapporto i ricercatori del CARI Umesh Moramudali e Thilina Panduwawala.

La nazione insulare ha avviato i colloqui con i creditori bilaterali a settembre, dopo aver ottenuto un accordo a livello di personale di 2,9 miliardi di dollari con il Fondo Monetario Internazionale. Ma i finanziamenti non arriveranno fino a quando il Consiglio di amministrazione del Fondo non approverà l'accordo, un passo che richiede garanzie finanziarie da parte dei creditori bilaterali.

Gli ultimi colloqui, inizialmente previsti all'inizio del mese, sono stati rinviati, mettendo in dubbio la velocità con cui la rielaborazione del debito potrà progredire.

Il debito estero totale della nazione insulare è di 37,6 miliardi di dollari, secondo il rapporto. Aggiungendo il debito in valuta estera della banca centrale, compreso uno swap di valuta con la Cina di 1,6 miliardi di dollari, il debito pubblico esterno sale a 40,6 miliardi di dollari, di cui il 22% proviene da creditori cinesi.

I numeri del debito totale del CARI differiscono dal conteggio di 46,6 miliardi di dollari pubblicato dal Governo a settembre, in quanto esclude il debito locale in valuta forte e i prestiti ad alcune imprese statali.

Lo studio del CARI ha anche identificato sei diversi prestiti concessi dalla EximBank al porto in acque profonde di Hambantota tra il 2007 e il 2013, per circa 1,3 miliardi di dollari. I contratti di prestito contengono clausole che "sottopongono i prestiti alla legge cinese e all'arbitrato presso la China International Economic and Trade Arbitration Commission".