MILANO (MF-DJ)--Attorno all'ex Ilva cresce il timore per la pronuncia del Consiglio di Stato sulla chiusura dell'area a caldo dello stabilimento tarantino.

Perché se i giudici amministrativi di Palazzo Spada dovessero ribadire la sentenza del Tar di Lecce, che a febbraio aveva confermato l'ordinanza con la quale il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, aveva ordinato, per ragioni sanitarie lo spegnimento entro 60 giorni degli altiforni, allora per la più grande acciaieria d'Europa -riferiscono fonti vicine al dossier- potrebbe esserci lo spettro della fine della corsa. A meno che il governo non decida di intervenire per decreto bypassando la decisione. Una scelta che al momento è comunque considerata poco probabile. Il destino dell'ex Ilva è quindi ora legato a quanto sarà stabilito dalla giustizia amministrativa.

Da questo infatti dipenderà anche l'evolversi dell'ingresso dello Stato, tramite Invitalia, accanto ad ArcelorMittal. Sullo sfondo c'è il braccio di ferro con Franco Bernabè, in via di ingresso nel cda guidato da Lucia Morselli. Secondo quanto riportato domenica da milanofinanza.it, l'esperto manager entrerebbe nella compagine del cda di Acciaierie d'Italia nelle vesti di presidente solo una volta che sia stata resa nota la sentenza. Senza chiarezza giuridica, secondo Bernabè, sarebbe difficile poter operare anche perché si tratta di un contenzioso che mette di fronte lo Stato a se stesso, in quanto il Consiglio di Stato deve esprimersi sulla richiesta del Tar di spegnimento e sulla decisione del governo di andare avanti con la statalizzazione.

Di diverso parere Acciaierie d'Italia, che spinge affinché Invitalia esprima i propri nuovi consiglieri senza ulteriori dilazioni e soprattutto senza aspettare l'approvazione del bilancio dell'azienda, anche questa fermo nell'attesa di Palazzo Spada. Domenica 13 la società ha diramato una nota chiarendo che nessuna manleva da parte del socio pubblico è necessaria per procedere all'approvazione del bilancio, né è mai stata chiesta. La nota prosegue ricordando che l'ok ai conti non può essere considerato motivazione sufficiente per la mancata partecipazione di Invitalia alla governance di Acciaierie d'Italia holding sin dal momento del suo investimento nel capitale, avvenuto il 14 aprile.

fch

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June 15, 2021 02:17 ET (06:17 GMT)