ROMA (MF-DJ)--Dal forum di Sintra in Portogallo il presidente Fed Jerome Powell e la presidente Bce Christine Lagarde hanno mandato un messaggio chiaro. L'obiettivo prioritario delle banche centrali nei prossimi mesi sarà combattere l'inflazione. Anche a costo di causare una recessione. Il problema è che i mercati, scrive Milano Finanza, si sono subito adeguati a uno scenario di flessione del pil. Le borse sono cadute, i rendimenti dei titoli di Stato sono precipitati. E così ora per le banche centrali sarà più arduo il compito di alzare i tassi per contenere l'inflazione che resterà alta nel breve termine. La situazione più problematica è quella dell'Eurozona, dove l'economia non è mai tornata ai livelli pre-pandemia e adesso rischia una nuova caduta. Il presidente della Fed Jerome Powell è stato finora il più esplicito.

Già in un'audizione al Congresso del 22 giugno, Powell aveva risposto alle domande sui rischi di recessione sottolineando che "c'è piuttosto un altro pericolo da considerare, quello di non assicurare la stabilità dei prezzi. In questo ambito non possiamo fallire". Dal punto di vista del banchiere centrale, l'economia americana è forte e in grado di gestire una politica monetaria più restrittiva. Così nei prossimi mesi più che guardare a una possibile recessione la Fed "cercherà prove convincenti che l'inflazione si stia riducendo", ha detto.

Powell ha ribadito a Sintra: "Il processo molto probabilmente causerà dolore ma il peggior dolore sarebbe fallire nel contrastare l'alta inflazione e renderla persistente". Nell'ultima riunione la Fed ha alzato i tassi di 75 punti base, il maggiore incremento dal 1994, portandoli a una forchetta tra 1,50% e 1,75%. La mossa potrebbe essere ripetuta nel prossimo incontro del 26-27 luglio.

A Sintra, anche Lagarde è sembrata più attenta ai rischi sull'inflazione che a quelli sulla crescita. La presidente ha detto che l'era della bassa inflazione è definitivamente alle spalle e che, riguardo ai rialzi dei tassi, "muoversi gradualmente è appropriato in un momento di incertezza alta, ma quando l'incertezza si dissipa bisogna superare la gradualità e passare all'opzionalità". Il mandato Bce è concentrato sui prezzi e non è duale, a differenza di quello della Fed, ma una crescita inferiore alle attese può tradursi nel medio termine in un'inflazione più bassa. Inoltre la situazione economica resta ancora molto diversa da quella negli Usa, dove c'è un eccesso di domanda e le offerte di posti di lavoro sono doppie rispetto agli individui in cerca di occupazione.

In Europa invece, come ha osservato l'1 luglio il membro del comitato esecutivo Fabio Panetta, "i consumi e gli investimenti rimangono sotto il livello pre-pandemia", "i redditi reali sono stati severamente colpiti dall'aumento dei prezzi delle importazioni" e "insieme alla guerra, ciò sta ulteriormente deprimendo i consumi e la fiducia". Le proiezioni della Bce indicano già ora che il Pil rimarrà al di sotto del trend pre-pandemia almeno fino al 2024.

L'inflazione nell'Eurozona ha toccato a giugno un picco all'8,6%. Il dato resta condizionato soprattutto dai prezzi dell'energia, saliti del 42%. La parte core, ovvero al netto della componente più volatile di beni energetici e alimentari, è lievemente scesa al 3,7%. Difficile prevedere la dinamica nel medio termine, quella che conta per la politica monetaria. La Bce si aspetta un'inflazione del 6,8% nel 2022, del 3,5% nel 2023 e del 2,1% nel 2024, quindi poco sopra l'obiettivo del 2%. Anche le aspettative sono ancorate al target e non si vedono segnali di incrementi sostanziali dei salari. Resta però da capire nei prossimi mesi l'entità del deterioramento economico, legato anche all'aumento dei tassi per aziende e famiglie.

In questo scenario ci sono differenti opinioni sui prossimi passi della Bce. Alcuni governatori, come quelli di Lettonia ed Estonia, hanno chiesto di alzare i tassi di 50 punti base già a giugno. Ma questa ipotesi appare poco probabile, data l'attesa Bce più volte annunciata di un rialzo di 25 punti. A settembre la stretta potrebbe essere superiore (come ha suggerito l'olandese Klaas Knot) ma dipenderà dai dati macro. Panetta ha perciò invitato alla cautela: "Data l'incertezza prevalente, la normalizzazione dovrebbe rimanere graduale".

Di certo i mercati stanno prezzando sempre di più la recessione, e con essa una normalizzazione più lenta da parte della Bce. Gli operatori non sono più sicuri di un aumento da 50 punti a settembre. L'euro è passato da 1,075 dollari (livello toccato prima della riunione Bce del 9 luglio) a 1,04. Le attese di inflazione di mercato a dieci anni sono tornate al 2%, dopo aver toccato il 2,28% a inizio mese. I tassi dei titoli italiani decennali sono scesi di 100 punti nelle ultime due settimane, dal 4,2 al 3,2%. Quelli tedeschi sono calati dall'1,82 all'1,23%. La discesa è stata ancora maggiore sulle scadenze più brevi. Lo spread Btp-Bund è calato a 198 punti base.

Nonostante la discesa dei tassi, Francoforte resta al lavoro per un meccanismo anti-spread, che sarà discusso nel consiglio del 21 luglio, come ha confermato Lagarde. Panetta ha sottolineato che uno scudo serve a tutti i Paesi dell'Eurozona: a quelli più vulnerabili, per evitare condizioni finanziarie troppo rigide; a quelli meno vulnerabili, per non avere afflussi di capitale e tassi troppo bassi che non contrasterebbero l'inflazione. Alcuni banchieri centrali sono comunque contrari a ingenti acquisti di titoli di Stato di Paesi del Sud Europa. Il paradosso è che lo scudo anti-spread finora è stato proprio il crescente timore di una caduta del pil, che ha spinto gli operatori a ritenere che la Bce non potrà alzare i tassi con decisione. Dimenticare i rischi di recessione potrebbe rivelarsi un nuovo boomerang per chi vuole accelerare la stretta monetaria.

red


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July 04, 2022 02:27 ET (06:27 GMT)