ROMA (MF-DJ)--È ancora presto per rifarsi al motto "piatto ricco, mi ci ficco", ma in ambito obbligazionario qualcosa è senza dubbio cambiato rispetto allo scorso anno. Da inizio 2022 il progressivo deprezzamento osservato sui bond governativi e corporate a livello internazionale è stato accompagnato da un contestuale aumento dei rendimenti a scadenza delle obbligazioni e anche il segmento a breve delle curve si è mosso con forza verso l'alto; sulla scia delle mosse e della guidance sui tassi delle banche centrali di tutto il mondo, diventate giustamente più restrittive nel tentativo di arginare l'inflazione galoppante, oltre che per l'uscita dalle politiche monetarie ultra-accomodanti degli anni passati. Ad esempio, scrive Milano Finanza, la curva dei rendimenti per le banche italiane (con rating medio BBB) è passata sulla scadenza a 2 anni dallo 0,15% circa di inizio anno all'attuale 2,8% circa, mentre sulle scadenze a 5 anni si è saltati dallo 0,75% all'attuale 3,6% circa. D'altronde, i Btp sono schizzati a loro volta verso l'alto in termini di yield, a prescindere dalla scadenza, e oggi il titolo di Stato italiano a 5 anni rende attorno al 2,4% annuo lordo.

Anche uscendo dai confini domestici, il T-note statunitense sulla stessa scadenza è quasi triplicato come rendimento da inizio anno, passando dall'1,25% circa all'attuale area attorno al 3%. Sul Bund tedesco a 5 anni la dinamica è forse ancora più eclatante, con il passaggio dal -0,5% di fine 2021 all'attuale +1,10%. Ma il ritorno da un mondo a rendimenti negativi ad un contesto più normale ha il suo prezzo. Tali dinamiche si sono tramutate in un tracollo per quanti avevano acquistato bond considerati sicuri negli anni passati: ad esempio l'indice Jpm Emu - espressione dei bond dell'area euro - ha lasciato sul terreno in 7 mesi il 15% circa di valore, ben al di là di quanto un investitore con basso profilo di rischio avrebbe potuto immaginare. D'altronde, il Btp decennale ha espresso una discesa massima di prezzo dallo scorso dicembre del 25% circa, maggiormente amplificata su duration più importanti. Al tempo stesso, tali movimenti fanno si che coloro che hanno oggi liquidità da impiegare possano sfregarsi le mani molto più che in passato, anche se i rendimenti che oggi girano sul mercato restano a debita distanza dai valori di inflazione corrente, il che significa che i rendimenti reali restano in territorio negativo.

Elemento che deve essere ponderato con attenzione è il rischio di credito; il contesto globale si sta evidentemente deteriorando e S&P Global Ratings si aspetta che i tassi di default aumentino al 3% entro fine anno e nel primo trimestre del 2023. I principali rischi che S&P segnala interessano l'outlook sul fronte energy e alimentare, il rapido adeguamento dei tassi delle banche centrali per contrastare l'inflazione, la crescita stagnante e l'inasprimento delle condizioni di finanziamento. I maggiori premi al rischio sono molto evidenti nell'ambiente high yield, dove oggi nell'area euro gli etf indicizzati ai bond societari a basso rating esprimono mediamente rendimenti prossimi al 7,5% annuo, valore probabilmente disatteso in futuro se i default aziendali inizieranno a concretizzarsi o quantomeno se aumenteranno i downgrade che spingeranno i prezzi dei bond ancora più in giù. Mantenendo i piedi all'interno delle emissioni societarie con rating investment grade, le opportunità di guadagni dignitosi e a rischio accettabile non mancano nel segmento breve della curva dei rendimenti in ambito societario, con particolare focus sull'area euro. Per coloro che non vogliono concentrare il rischio di credito su singoli nomi ci sono inoltre a disposizione una innumerevole schiera di fondi focalizzati sui corporate bond in euro, o in altre valute per chi vuole differenziare anche rischio valutario e area geografica, ma anche un sufficiente set di etf; dove come discriminante, per quanto evidenziato nella selezione evidenziata in tabella, si è utilizzata una duration corta e il livello investment grade.

Anche fondi blasonati a rischio medio-basso con patrimonio pluri-miliardario non sono riusciti ad arginare il sell-off, esprimendo discese da inizio 2022 anche superiori al 10%; l'altra faccia della medaglia è chi li acquista oggi può puntare a rendimenti attesi allettanti. Tornando ai singoli bond, il prezzo attuale sotto la pari non necessariamente implica una preferenza rispetto a obbligazioni vicine a 100 come quotazione ma con cedole superiori: il vero parametro che permette di identificare i bond più allettanti è infatti il rendimento a scadenza, che mixa perfettamente la componente cedolare futura e l'attuale sconto del bond rispetto al prezzo di rimborso alla pari. La duration corta è garanzia di bassa sensitività a eventuali nuovi aumenti dei rendimenti di mercato o degli spread, ma il vantaggio principali degli etf rispetto alle singole obbligazioni sta nella diversificazione (centinaia di bond in un solo etf) e nell'impiego di capitali anche ridotti. Mentre il fatto di non avere scadenza può rappresentare un vantaggio o un limite in base alle preferenze dell'investitore.

Per coloro che volessero immunizzarsi quasi del tutto alle dinamiche dei tassi sono anche a disposizione strumenti a tasso variabile o a gestione attiva, e in quest' ultimo caso i gestori degli etf possono anche assumere posizioni short su segmenti di curva e preservare il Nav durante le dinamiche di rialzo dei rendimenti di mercato. Infine, a titolo di esempio, si evidenzia in tabella anche un certificato di investimento; si tratta di un prodotto a capitale protetto, con opzionalità di cedola aggiuntiva in funzione di un eventuale recupero dei mercati azionari. Ma anche guardando alla sola quotazione attuale, a sconto rispetto al prezzo di rimborso alla pari, si evidenzia un rendimento lordo a scadenza interessante, nonostante la vita residua sia appena superiore a un anno.

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0408:50 lug 2022


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July 04, 2022 02:51 ET (06:51 GMT)