(da Tel Aviv - Marco Capponi, milanofinanza.it)

MILANO (MF-DJ)--In seguito al rinvio della riforma della giustizia di Bibi Netanyahu, le aziende hi-tech della città tornano alla normalità. Pace fatta o è solo una tregua? Lo startupper della cybersecurity Liberman: "Ai miei dipendenti non ho detto da che parte sto per non condizionare le loro idee".

Che sia tornata la normalità dopo la paralisi totale di lunedì 27 marzo, a Tel Aviv, è evidente dal traffico. Auto completamente immobili nelle strade a tre corsie della città, capitale economico-finanziaria dello Stato di Israele. Il rinvio della riforma della giustizia da parte del premier ha portato la pace, o quanto meno una tregua con i manifestanti. Anche se la situazione non sembra ancora sedata dal tutto, l'apparenza è che nulla sia mai accaduto, a Tel Aviv. Business as usual.

Altro indicatore della tregua in corso è il ritorno alla piena operatività delle startup, motore pulsante della metropoli e del Paese, tanto che in Israele ce n'è una ogni 1.000 abitanti (una ogni 5.000 in Italia). E questo dopo che a inizio settimana i lavoratori del settore hi-tech erano stati tra i principali protagonisti della protesta, impauriti dal fatto che la riforma della giustizia potesse far vacillare la certezza del diritto nel Paese, e quindi gli investimenti e l'afflusso di capitali di rischio.

Dopo un lunedì in cui sembrava di essere tornati in periodo di Covid-19, ora le aree comuni degli uffici sono affollate da persone che alternano momenti di lavoro davanti ai tre monitor (in uno di questi YouTube trasmette canzoni rock) a pause ping-pong o videogame.

Molte postazioni sono comunque vuote: "Questo è inevitabile", spiega un funzionario amministrativo nell'aprire le porte della sua azienda, "lo smart working fa parte del pacchetto di incentivi che si usano per accaparrare i migliori talenti". Lo stipendio non basta più ormai: "Offriamo lo yoga, la palestra, la sala giochi. Si può anche portare il cane", dice la responsabile dei rapporti con la stampa di Pentero, unicorno della cybersecurity. Lo startupper Liberman: "Ognuno può scegliere da che parte stare".

Finita la tempesta, ora gli startupper tornano a parlare di affari. Liberman è il fondatore di Semperis, startup della cybersecurity che lo scorso maggio ha chiuso un round di finanziamento di serie C da 200 milioni di dollari guidato da Kkr e Insight Partners. Scarpe da ginnastica Reebok, felpa The North Face, in perfetto stile Silicon Valley (giacca e cravatta sembrano proibite, anche tra i dipendenti), quando parla delle proteste di lunedì è gentile ma laconico: "Non parlo di politica".

Incalzato, si lascia poi andare a un commento aggiuntivo: "Ai miei dipendenti ho detto che possono scegliere liberamente da che parte stare. Alcuni erano con chi protesta, altri con il governo. Se avessi detto come la penso io, magari chi non è d'accordo si sarebbe sentito in qualche modo condizionato".

I manifestanti a Tel Aviv hanno deposto le (pacifiche) armi e sono tornati alla quotidianità. Ma nell'aria c'è ancora tensione, che potrebbe presto esplodere di nuovo. Chiedendo in strada la risposta che arriva, tra chi ieri manifestava o era dalla parte dei manifestanti, è più o meno questa: "Netanyahu non ha bloccato la riforma, l'ha soltanto rimandata: sta prendendo tempo, non è davvero convinto della sua decisione", mentre tra i difensori della riforma c'è chi non è d'accordo con la resa del primo ministro. Come un tassista che ferma il suo mezzo dalle parti della spiaggia di Tel Aviv, e usa toni da anti-politica di 10 anni fa: "In Israele i giudici sono una casta: nonni, figli, nipoti, tutti giudici; la riforma vuole far sì che se una persona arriva da fuori ed è brava può diventare giudice: è un problema questo? Sì, solo per chi perde il potere che ha sempre avuto".

red


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March 28, 2023 13:13 ET (17:13 GMT)