MILANO (MF-DJ)--Il dimissionario governo Draghi non è legittimato a chiudere la cessione di Ita. Lo afferma senza mezzi termini Fabio Rampelli (FdI), vicepresidente della Camera dei deputati e acceso sostenitore di un futuro da compagnia di bandiera per la newco che ha preso il posto di Alitalia.

Domanda. Cosa non la convince? L'operazione è fuori dagli affari correnti? O proprio non le piace la cessione in sé?

Risposta. Il trasporto aereo di una nazione che gioca la sua economia sul marchio italiano, turismo, beni culturali, manifattura, enogastronomia, Made in Italy, è una questione strategica e non può essere ipotecata da un governo che non c'è più se non, appunto, per gestire l'ordinaria amministrazione. Oltretutto ogni nuovo passo è tecnicamente superfluo perché potrà essere rimaneggiato da chi il 25 settembre vincerà le elezioni. Dunque, cui prodest?

D. Il governo intanto va avanti, il 22 agosto arriveranno le nuove offerte vincolanti con gli aggiustamenti indicati dal Ministero del Tesoro alle due cordate finaliste...

R. Se Draghi vuole forzare la mano al punto di giungere al closing prima del voto, mi pare evidente che esista un accordo inconfessabile per consegnare il business del trasporto aereo italiano ai tedeschi. Non si capisce perché una nazione, che è al primo posto in classifica nei desideri di soggiorno dei cittadini di tutto il mondo, debba rinunciare a trasformare in ricchezza questo primato, finendo per agevolare invece l'economia di altri Stati. Nessuno riesce a spiegarlo, neanche Draghi.

D. Ma quale soluzione propone in alternativa?

R. Completare il risanamento ancora non raggiunto di Ita, riesumare il marchio Alitalia, raddoppiare la flotta, realizzare partnership bilaterali con chiunque abbia desiderio di farne, soprattutto valorizzando le tratte intercontinentali, senza però accettare sottomissioni. Bisogna tenere lo Stato dentro la compagnia in quota maggioritaria, ricordando che la Francia è proprietaria di Air France e la Germania di Lufthansa. Vanno scelti manager che conoscono il trasporto aereo e non legati a lobby industriali: troppi soloni hanno danzato sul corpo sano di Alitalia, sfinendolo e depredandolo.

D. Un esecutivo a guida centrodestra ridiscuterebbe anche le condizioni imposte a Ita da Bruxelles?

R. No, Bruxelles non ha mai chiesto di cedere la proprietà di Alitalia ad altri vettori, le indicazioni date sono compatibili con un rilancio in grande stile della compagnia di bandiera. Ricordo che tutte le principali nazioni hanno una compagnia di bandiera, pur non avendo le potenzialità italiane. E noi, insieme al viaggio, possiamo vendere il ricercatissimo prodotto italiano. Abbiamo un tesoro da mettere a frutto, dobbiamo gestirlo al meglio, non regalarlo a terzi.

D. Intanto però la compagnia è in rosso. Non è un fardello troppo gravoso per le casse pubbliche dopo i miliardi bruciati già da Alitalia?

R. Questa gestione voleva solo venderla, non far quadrare i conti. Con una gestione seria, invece, saremo in grado di dare alla nazione una vera compagnia di bandiera. Quei miliardi sono stati bruciati dai privati che andrebbero perseguiti per le ruberie di cui sono stati artefici: da pubblica Alitalia aveva un deficit fisiologico del 7%, quando è stata privatizzata invece è arrivata al 25%. Andrebbero indagati anche i manager che hanno esternalizzato i servizi remunerativi, non contrastato le low cost, fatto uscire la compagnia dalla proprietà degli aeroporti virtuosi, fatto arricchire terzi e firmato contratti capestro su leasing e carburante.

D. In un tweet Guido Crosetto, molto vicino a Giorgia Meloni, ha scritto che il dossier Ita non può aspettare settembre. Due anime in FdI?

R. Ho parlato personalmente con Crosetto, mi ha garantito di essere d'accordo con me e con la Meloni. Non aspettare settembre significa anche dichiarare decaduta subito la procedura voluta per favorire l'acquisizione di Ita da parte di Lufthansa. (

red

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1708:22 ago 2022


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