ROMA (MF-DJ)--Il film dunque si ripete, quindici anni dopo. Correva l'anno 2007 e il ministro dell'Economia del secondo governo di Romano Prodi, Tommaso Padoa-Schioppa, era riuscito a trovare l'unico ospedale disposto ad accogliere il malato terminale, come disse.

Il malato era l'Alitalia e l'ospedale si trovava a Roissy, un tiro di schioppo da Parigi. Peccato soltanto che si fosse alla vigilia della campagna elettorale. Sappiamo com'è andata a finire: con l'appoggio dei sindacati Silvio Berlusconi bloccò l'ambulanza e il paziente cominciò una lenta e inarrestabile agonia. Agonia doppia, perché dopo che la prima Alitalia era stata posta in liquidazione la medesima sorte è toccata alla seconda. Nel frattempo 6.845 dipendenti restavano in cassa integrazione per anni potendo godere, grazie al fondo volo alimentato da un balzello sui biglietti aerei, di un trattamento economico sbalorditivo senza lavorare. A distanza di quasi un decennio dalla prima liquidazione 280 persone ricevevano prestazioni comprese fra 56 mila e 10 mila euro al mese, 138 fra 10 mila e 20 mila euro e ben 56 incassavano più di 20 mila euro alla fine di ogni mese.

Il costo del fallito salvataggio dell'Alitalia per puro tornaconto politico è stato semplicemente mostruoso. È stato calcolato che la decisione di non vendere la compagnia di bandiera ad Air France-Klm ha comportato un onere per la collettività di almeno 12 miliardi di euro, considerando il denaro sborsato a vario titolo: senza considerare ovviamente le perdite di conto economico. Per completezza d'informazione andrebbe ricordato come già nella seconda metà degli anni '90 la fusione fra Alitalia e Klm fosse cosa fatta. L'allora amministratore delegato della compagnia di bandiera italiana, Domenico Cempella, aveva negoziato un accordo con gli olandesi che prevedeva il trasferimento della base operativa da Fiumicino a Malpensa. Trasferimento che però fu così osteggiato dai nostri politici da indurre Klm a ritirarsi pur pagando una cospicua penale. Somma grazie alla quale l'Alitalia ha potuto chiudere l'unico bilancio in utile degli ultimi trent'anni.

E si poteva anche finire lì, con il fallimento dell'Alitalia bis e la seconda liquidazione. Ma l'ostinata coazione a ripetere gli stessi errori dei predecessori ha indotto il governo di Giuseppe Conte a replicare. Senza che nessuno, neppure all'opposizione, si mettesse di traverso.

Ecco allora che in piena pandemia l'esecutivo, guidato dal politico ora alla guida del Movimento 5 Stelle e coresponsabile della caduta del governo di Mario Draghi, stanzia la somma astronomica di 3 miliardi di euro per far rinascere una compagnia di bandiera nuova di zecca. Dal destino già segnato: perché con una flotta di una cinquantina di aerei è ovvio che non si va da nessuna parte. L'unico esito possibile è la vendita. E allora anche il neonato, già con i segni conclamati della stessa malattia, viene subito caricato su un'ambulanza alla ricerca dell'ospedale. Lo stesso: quello di Roissy. Ma con una differenza. Cioè che stavolta fra i sanitari oltre ai francesi di Air France e agli olandesi di Klm ci sono anche gli americani di Delta e il fondo Certares. Preferiti loro alla cordata concorrente Lufthansa-Msc forse perché in questo modo lo Stato italiano potrà mantenere la minoranza del capitale di Ita Airways. Non è chiaro se per salvare la faccia o continuare questo assurdo gioco al massacro.

La conclusione di una vicenda che non sarebbe mai dovuta ricominciare è avvilente e ha tutto il sapore di una beffa clamorosa. Se avessimo venduto Alitalia al gruppo Air France-Klm quindici anni fa avremmo risparmiato almeno una dozzina di miliardi di euro evitando due liquidazioni con oneri ciclopici per i contribuenti; l'Alitalia sarebbe sopravvissuta e il Tesoro italiano sarebbe oggi fra gli azionisti di uno dei più grandi gruppi mondiali del trasporto aereo. Ma la cosa più triste è che nessuno ha mai pagato né mai pagherà per quella scellerata decisione e le scelte folli che l'hanno seguito. Né i responsabili di allora, che anzi oggi contano di tornare al governo del Paese, ma neppure i loro avversari che hanno tacitamente (e consapevolmente) contribuito in seguito al disastro: perché è impossibile non rammentare che dopo l'ultimo governo Berlusconi ne abbiamo avuti altri sette, e siamo arrivati a questo punto. A rivendere l'Alitalia ai francesi, in una campagna elettorale.

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0309:34 set 2022


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