ROMA (MF-DJ)--C'è un capitolo, nel blindatissimo piano Italia Trasporto Aereo, che gli estensori hanno voluto inserire perché facesse da monito per il futuro ed evitasse alla nuova compagnia un destino simile a quello di Alitalia. Si chiama, non a caso, «lezioni dai precedenti tentativi di rilancio». E tra gli errori da non ripetere, ce n'è uno in particolare che deve essere saltato all'occhio del nuovo ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, non appena il dossier è planato sulla sua scrivania: «assenza di un partner industriale europeo forte, che aiutasse a fare scala su Fco (l'hub di Fiumicino, ndr) e a presidiare il mercato incoming (ovvero, i flussi di passeggeri in entrata, ndr)».

La stessa assenza, cioè, che ha pesato sull'offerta del fondo Certares Management, costandogli il ritiro dell'esclusiva nei negoziati, vista l'impossibilità del partner Air France-Klm a entrare significativamente nel capitale di Ita almeno fino a tutto il 2024, quando si prevede possa aver rimborsato i due terzi degli aiuti di Stato concessi durante la pandemia Covid. Presente, anzi presentissima stando a quanto trapela, è invece Lufthansa, che al netto di qualche passaggio formal-burocratico al suo interno è pronta a rifarsi avanti insieme al gruppo Msc-Aponte. L'offerta iniziale prevedeva un impegno complessivo di 850 milioni di euro, la seconda potrebbe essere rivista leggermente al ribasso per lasciare al Mef una quota intorno al 30%. La condizione è però che si «tratti di vera privatizzazione»: in altri termini, i tedeschi con Msc puntano a gestire la compagnia contenendo le interferenze politiche.

Le due lettere dei consiglieri uscenti Intanto, per la teoria dei vasi comunicanti le difficoltà nella procedura di cessione si sono riversate nella governance e viceversa. Sei consiglieri su nove di nomina Mef hanno chiesto a Giorgetti di accogliere le dimissioni, già presentate sette mesi fa. Sono Lelio Fornabaio, Alessandra Fratini, Simonetta Giordani, Cristina Girelli, Silvio Martuccelli e Angelo Piazza, ex ministro della Funzione Pubblica nel governo D'Alema.

«Onorevole Ministro», si legge nella missiva inviata il 3 novembre al Mef, «i sottoscritti consiglieri di amministrazione di Ita spa, segnalano che il 29 marzo scorso hanno presentato le dimissioni dall'incarico, in ragione delle gravi difficoltà e delle gravi tensioni insorte nell'ambito della governance societaria, che hanno reso arduo un sereno svolgimento dello stesso incarico. Non essendo stati sostituiti», prosegue la lettera, «essi sono rimasti in carica, proseguendo comunque con il massimo senso di responsabilità e impegno nello sforzo di tutelare l'interesse della società e del socio. Tuttavia, a questo punto, ritengono indispensabile e urgente che il socio stesso proceda all'accoglimento delle proprie dimissioni, e alla sostituzione, e in tal senso rivolgono una rispettosa richiesta. Certi di un sollecito accoglimento, ringraziano sentitamente e porgono i propri deferenti saluti».

I toni tradiscono l'urgenza dell'uscita rispetto a quelli che li avevano portati a presentare le dimissioni nel marzo scorso, rivolgendosi in quel caso al presidente Alfredo Altavilla. «Egregio presidente, le comunichiamo le nostre dimissioni dalla carica di consigliere di amministrazione. In questi anni abbiamo dato il nostro contributo all'avvio della operatività della società con il raggiungimento di importanti risultati consuntivati nel progetto di bilancio appena approvato, ponendo altresì le premesse per l'avvio del processo di privatizzazione», avevano scritto i sei. «Nell'odierna seduta del Consiglio di amministrazione abbiamo votato tutte le delibere necessarie per regolare lo svolgimento dell'assemblea ordinaria e straordinaria della società. Riteniamo che Ita possa affrontare con decisione gli ambiziosi obiettivi che si pone». Accenti ben diversi, quindi, da quelli del 3 novembre scorso.

L'assemblea è prevista per l'8 novembre in prima convocazione. Altavilla ci arriverà depotenziato, senza più le deleghe, e col Mef intenzionato a revocargli l'incarico. L'ad Fabio Lazzerini dovrà a sua volta sottoporsi alle decisioni dell'azionista unico. Accogliendo in blocco le dimissioni, infatti, l'uscita di 6 consiglieri su 9 provocherebbe il decadimento dell'intero consiglio d'amministrazione, che comprende oltre ad Altavilla e Lazzerini anche la consigliera Frances Ouseley. Il cda verrebbe ricostituito in versione ridotta, con 5 membri, anche se per alcune fonti c'è un'ipotesi favorita dalla velocità di esecuzione, che vedrebbe Ita gestita transitoriamente da una triade composta proprio da Lazzerini, Ouseley e Altavilla stesso.

Impossibile sottrarsi alla ricapitalizzazione con una seconda rata di 400 milioni di euro a carico del Mef. Le perdite sono già oltre un terzo del capitale sociale, che è di circa 700 milioni di euro. Il caro-carburante, in mancanza dei contratti di hedging che proteggono dalle oscillazioni del prezzo, ha avuto un peso determinante nel zavorrare i conti del vettore. Lo si è visto anche sui numeri del terzo trimestre, che al netto degli extra-costi dovuti al jet fuel, avrebbero prodotto un risultato di periodo superiore addirittura del 350% rispetto al budget grazie al traffico estivo. Nei 3 mesi luglio-settembre 2022, i ricavi passeggeri sono stati superiori a 500 milioni di euro, in linea con le attese dell'ad Lazzerini, nonostante una capacità (misurata dal cosiddetto indice ask) inferiore del 12%. Ma le somme andranno tirate alla fine, e il quarto e ultimo trimestre dell'anno tradizionalmente nel trasporto aereo è più avaro. Stando alle stime, quelle cosiddette peggiorative che non includono cioè un recupero pieno del traffico post-Covid, Ita dovrebbe riportare un risultato operativo negativo per 286 milioni di euro.

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0709:40 nov 2022


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November 07, 2022 03:40 ET (08:40 GMT)