MILANO (MF-DJ)--"Attualmente i rialzi dei tassi ufficiali sono ampiamente gestibili per le finanze pubbliche del nostro Paese, dato che il costo medio del debito, grazie all'elevata vita media residua, aumenta in modo graduale. Il Governo prudentemente programma una progressiva riduzione del disavanzo durante tutto il triennio in corso, puntando a raggiungere un avanzo primario il prossimo anno, per portarlo all'1,1 per cento del prodotto nel 2025; la stessa crescita nominale del prodotto facilita il calo del peso del debito. Sotto tali condizioni la prevista riduzione nei reinvestimenti di titoli da parte dell'Eurosistema, che come ho ricordato procederà a ritmi moderati e annunciati con sufficiente anticipo, non dovrebbe avere ripercussioni di rilievo sul collocamento e sui rendimenti dei titoli di Stato".

Lo ha affermato il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, al 29* Congresso Assiom Forex, puntualizzando che l'indebitamento delle imprese e delle famiglie italiane rimane basso nel confronto internazionale, nonostante il significativo ricorso delle aziende ai finanziamenti garantiti dopo lo scoppio dell'emergenza sanitaria e la sostenuta dinamica dei mutui osservata negli ultimi anni. In rapporto al Pil, esso è complessivamente pari al 112 per cento, a fronte di un valore medio del 168 per cento per l'area dell'euro.

La stabilità finanziaria dell'economia italiana beneficia altresì del miglioramento della struttura finanziaria delle imprese, iniziato nei primi anni dello scorso decennio e solo temporaneamente interrotto dalla crisi pandemica. A settembre il debito delle imprese non finanziarie era sceso al di sotto del 70 per cento del Pil, un valore inferiore di oltre 13 punti percentuali rispetto al picco raggiunto durante la crisi dei debiti sovrani. Grazie all'aumento del grado di patrimonializzazione e alla riduzione della loro dipendenza dal debito bancario, dal 2011 a oggi la leva finanziaria delle imprese (il rapporto cioè tra i debiti finanziari e la loro somma con il patrimonio netto ai valori di mercato) è diminuita dal 50 al 41 per cento. Nello stesso periodo l'incidenza dei debiti bancari sul totale di quelli finanziari si è ridotta dal 67 al 52 per cento.

La situazione delle imprese risente inevitabilmente dei rincari energetici, del rallentamento dell'attività economica, dell'incremento dei tassi di interesse e di meno favorevoli condizioni di accesso al credito. La capacità di rimborso dei debiti resta tuttavia alta: al recupero della redditività e alla riduzione della leva finanziaria si aggiungono condizioni di liquidità complessivamente distese. Durante la pandemia sono infatti notevolmente cresciuti i depositi detenuti presso il sistema bancario, rafforzando una tendenza in atto da tempo. Il livello storicamente elevato di disponibilità liquide, pari al 28 per cento del Pil, e la ridotta incidenza degli oneri finanziari sulla redditività operativa, che si attesta al 6,4 per cento, appaiono in grado di limitare l'impatto delle restrizioni sul credito.

Per quanto soggette a elevati margini di incertezza, le analisi di scenario condotte in Banca d'Italia indicano che la vulnerabilità del settore rimarrebbe nel complesso limitata a meno di un deterioramento delle condizioni economiche e del costo del debito di gran lunga superiore alle attese. Anche in uno scenario avverso, caratterizzato da una significativa riduzione del margine operativo lordo e da un rilevante aumento dei costi di finanziamento, la quota di debito facente capo a imprese particolarmente vulnerabili resterebbe su valori ben inferiori a quelli raggiunti durante precedenti gravi episodi di crisi. A livello aggregato non sono comunque emersi finora significativi segnali di deterioramento della qualità dei prestiti.

Anche i rischi che derivano dalla situazione finanziaria delle famiglie, che pure risente del peggioramento delle prospettive economiche, si mantengono nel complesso circoscritti. Nell'ultimo decennio il debito è rimasto sostanzialmente stabile, poco sopra il 40 per cento del Pil. L'incremento dell'incidenza dei mutui negli anni passati ha riguardato in particolare quelli a tasso fisso; nel corso del 2022 sono invece andati aumentando quelli a tasso variabile, fino a rappresentare, per l'accresciuta onerosità dei finanziamenti a tasso fisso, la maggioranza delle nuove erogazioni, anche se nel contempo è cresciuta la quota dei mutui con un massimale al tasso applicabile, una tendenza che contribuisce ad attenuare l'impatto dei rialzi dei tassi.

Come per le imprese, anche per le famiglie un ulteriore fattore di attenuazione dei rischi è rappresentato dall'ampia disponibilità di attività liquide: lo scorso settembre i depositi e il circolante superavano 1.600 miliardi di euro, un livello elevato nel confronto storico, anche quando valutato in termini reali, e pari a più di un terzo del totale degli attivi finanziari del settore.

In prospettiva, nonostante l'erosione connessa con l'aumento dell'inflazione, le risorse accumulate appaiono in grado di sostenere la capacità delle famiglie di onorare gli impegni finanziari anche in uno scenario avverso caratterizzato da riduzioni del reddito reale e incrementi dei tassi di interesse significativamente più elevati di quelli attesi.

Fin quando le politiche di bilancio rimarranno improntate alla cautela, dovrebbe restare contenuto il pericolo di un aumento degli spread e dei suoi effetti negativi, oltre che sui conti pubblici, sull'economia reale. I rialzi dei tassi ufficiali dovrebbero pertanto porre rischi nel complesso gestibili anche per le finanze private. In questa prospettiva rimane quindi cruciale mirare, in un contesto di stabilità dei prezzi, a un durevole percorso di crescita alimentato dalle riforme e dagli investimenti pubblici e privati.

alb

alberto.chimenti@mfdowjones.it


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February 04, 2023 06:24 ET (11:24 GMT)