Qual è quindi il prezzo che un acquirente dovrebbe pagare per acquisire — in tutto o in parte — una società quotata? Per estensione, questo prezzo — e la conseguente valutazione — è equo, esorbitante o, al contrario, allettante?
Qui entrano in gioco i due concetti di capitalizzazione di mercato e di valore d'impresa, un argomento sul quale, stando alla corrispondenza dei lettori di MarketScreener, ci sono ancora incomprensioni.
Per farla breve: la capitalizzazione di mercato è il valore del capitale proprio di un'azienda, cioè la quota che va agli azionisti; il valore d'impresa è la somma di questo capitale proprio e dell'indebitamento netto, cioè la quota che va ai creditori.
La premessa è semplice e di buon senso: quando si acquisisce un'attività — che sia un'azienda, un immobile, ecc. — si assumono tutte le passività ad essa associate, che dovranno essere rimborsate o rifinanziate.
In questo senso, il valore d'impresa — ovvero la capitalizzazione di mercato più l'indebitamento netto, che deve includere anche eventuali accantonamenti a lungo termine — è un “cartellino del prezzo” più rilevante della sola capitalizzazione di mercato.
Quando un'azienda non ha debiti né liquidità in eccesso, la sua capitalizzazione di mercato e il valore d'impresa sono più o meno identici. Si veda, ad esempio, The Descartes Systems Group Inc.: raggiunge le vette.
Quando un'azienda non ha debiti ma conserva un'ampia eccedenza di liquidità, la sua capitalizzazione di mercato è superiore al suo valore d’impresa. Un esempio è BioNTech SE: valutazione in crisi.
Quando un'azienda ha un forte indebitamento netto, la sua capitalizzazione di mercato è molto più bassa del suo valore d'impresa. Si veda ad esempio Enel S.p.A.: voto di fiducia.
Nei casi in cui l'indebitamento è colossale e la solvibilità dell'azienda è in serio pericolo, il patrimonio netto di solito non vale quasi nulla perché gli azionisti stanno per perdere tutto; il valore d’impresa, invece, è molto alto perché i creditori hanno di fatto preso il controllo degli attivi. Ne è un esempio Clariane SE: un pendio scivoloso.
Per le aziende in cui il rifinanziamento del debito non è una preoccupazione — ad esempio, quelle altamente redditizie e in crescita sostenibile — una valutazione basata sulla sola capitalizzazione di mercato ha senso. Si veda, ad esempio, Trigano: un altro grande incompreso.
Per le aziende il cui rifinanziamento del debito è soggetto a varie preoccupazioni più o meno gravi — come quelle che affrontano congiunture delicate mentre sono mediamente redditizie — è imperativo stabilire un modello di valutazione basato sul loro valore d'impresa. Un esempio è Boeing: soffocamento programmato.