ROMA (MF-DJ)--L'aumento dei costi produttivi legato agli incrementi non solo dei costi energetici ma soprattutto dei beni primari e dei servizi rischia di portare a un vero e proprio stop produttivo per le imprese. L'allarme arriva da Matteo Gentili, presidente di Ucima, l'Unione costruttori Italiani macchine automatiche per il confezionamento e l'imballaggio, che in un'intervista a MF-DowJones sottolinea che il paradosso è che le aziende, pur avendo un corposo portafoglio ordini, non riescono a evaderli, proprio per il lievitare dei costi produttivi. Per questo Gentili chiede al governo urgenti misure per calmierare i prezzi delle materie prime e a livello europeo un Industrial New Deal che sia in grado di tutelare la manifattura continentale.

DOMANDA. Il caro energia sta avendo conseguenze sulle attività delle vostre imprese?

RISPOSTA. Ci troviamo di fronte a una congiuntura particolarmente sfavorevole, già in atto dalla seconda metà del 2021 e che il conflitto in Ucraina ha ulteriormente aggravato. L'incontrollato aumento dei costi energetici, per la verità, incide, ma fino a un certo punto. Ciò che più preoccupa i nostri associati sono gli incrementi di tutti gli altri beni primari e servizi che riforniscono il nostro settore, che fanno lievitare in maniera preoccupante i costi produttivi generali. La conseguenza diretta è la riduzione delle marginalità, che mina la capacità delle aziende di fare ricerca e sviluppo e di presidiare i mercati.

D. Nel breve e medio periodo quali sono i rischi per le aziende per quanto riguarda la produzione e i livelli occupazionali?

R. Al momento le nostre aziende hanno un corposo portafoglio ordini che non riescono a evadere. Il rischio che si sta facendo via via più reale, al momento, è quello dello stop produttivo e ci riferiamo al breve periodo. Più complicato fare previsioni più ampie, dipenderà molto dall'assestarsi della situazione di shortage e dagli sviluppi del conflitto in Ucraina. Certo è che non possiamo permetterci un rallentamento di un settore strategico per il Pil del Paese come quello dei beni strumentali, ma il rischio di scivolare in una crisi peggiore di quella pandemica è concreto.

D. Ci sono degli interventi che, secondo voi, il governo dovrebbe adottare con urgenza per sostenere le imprese in questo difficile scenario?

R. Servono subito proposte mirate per calmierare non solo il costo di gas ed elettricità, ma anche quello delle materie prime necessarie per la produzione dei nostri macchinari e quello dei materiali utilizzati dai trasformatori nostri clienti. Noi come Ucima, insieme ad altre due associazioni confindustriali di beni strumentali Acimac (costruttori di macchine e attrezzature per ceramica) e Amaplast (produttori di macchine e stampi per plastica e gomma), abbiamo lanciato un appello affinché Unione europea e governo nazionale si adoperino per scongiurare in futuro una situazione come quella attuale.

D. A livello europeo come potrebbe intervenire l'Unione europea per evitare il ripetersi di una crisi come quella attuale?

R: Gli ultimi due anni hanno mostrato tutte le fragilità dei sistemi di approvvigionamento globali. Siamo convinti che sia necessaria una seria politica industriale continentale che consenta alla manifattura nazionale ed europea di ridurre la sua dipendenza da materie prime e semilavorati provenienti da altre regioni. È necessario che istituzioni e mondo industriale si mettano al lavoro al più presto per un nuovo Industrial New Deal europeo che tuteli la manifattura continentale con misure di breve periodo che supportino le aziende in questo difficile momento, ma soprattutto che ne salvaguardino il futuro. Vanno in questa direzione le misure legislative della Commissione Europea a sostegno dell'industria europea dei semiconduttori, a cui però devono essere aggiunte nuove misure su materie prime, energia e logistica.

alessia.luzi@mfdowjones.it

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0716:41 apr 2022


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