Con l'aumento della volatilità nei mercati finanziari globali, il dollaro ha registrato un forte calo rispetto allo yen giapponese e al franco svizzero, che tendono ad attrarre gli investitori nei momenti di stress o di rischio del mercato.

Ma il dollaro è andato male anche contro le valute più rischiose, tra cui il dollaro australiano e quello neozelandese.

"Gli investitori forse ne hanno abbastanza del dollaro USA e stanno cercando di diversificare il rischio, soprattutto perché il sostegno più ampio del dollaro USA, derivante dall'aumento dei rendimenti, sembra essersi esaurito", ha dichiarato Shaun Osborne, capo stratega valutario di Scotia Bank.

L'U.S. Dollar Currency Index, che traccia il biglietto verde rispetto alle sei principali valute, era in calo dell'1,0% a 102,78, il minimo dal 5 maggio.

La scorsa settimana, l'indice ha toccato un massimo di quasi due decadi, grazie alla Federal Reserve falco e alle crescenti preoccupazioni per lo stato dell'economia globale, che hanno contribuito a sollevare la valuta statunitense. L'indice è in rialzo del 7,5% per l'anno.

Giovedì, il dollaro è scivolato a un minimo di 3 settimane contro lo yen e a un minimo di 2 settimane contro il franco svizzero.

Gli analisti, tuttavia, hanno messo in guardia dal leggere troppo nella ritirata del dollaro.

"Sì, il dollaro è ampiamente in ribasso oggi nonostante le condizioni di risk-off nello spazio cross-asset, ma questo significa che lo status di rifugio del dollaro sta iniziando a indebolirsi? Molto probabilmente no", ha detto Simon Harvey, responsabile dell'analisi FX di Monex Europe.

La significativa volatilità intraday, anche se la maggior parte delle valute del G10 rimane nei range recenti, è stata una tendenza recente notevole nei mercati FX, ha detto Harvey.

Il franco svizzero è stato sostenuto contro il dollaro e l'euro dopo che il presidente della Banca Nazionale Svizzera Thomas Jordan ha segnalato mercoledì che la BNS è pronta ad agire se le pressioni inflazionistiche dovessero continuare.

L'euro è salito a un massimo di oltre una settimana rispetto al dollaro, in quanto gli investitori hanno valutato la possibilità di un percorso aggressivo di inasprimento a breve termine da parte della Banca Centrale Europea.

La sterlina britannica è salita dell'1,2% rispetto al dollaro giovedì, ma è rimasta vicina al minimo di 2 anni toccato la scorsa settimana, in quanto l'impennata dell'inflazione combinata con una prospettiva di crescita poco chiara ha limitato i guadagni.

Nel frattempo, il bitcoin è salito del 4,0% ed è stato scambiato a 29.825,38 dollari, continuando a cercare di scrollarsi di dosso la debolezza che ha travolto le criptovalute negli ultimi giorni.