MILANO (awp/ats/ans) - Dopo la grande scorpacciata di ricavi e utili grazie ai vaccini ed agli altri prodotti per il Covid, le principali aziende farmaceutiche sono tornate alla normalità ed ora si trovano a dover fare i conti con la concorrenza dei farmaci generici.

Con la scadenza di numerosi brevetti, la vendita dei biosimilari potrebbero mettere a rischio solo nel 2024 ben 40 miliardi di dollari di ricavi delle grandi case farmaceutiche.

Gli effetti, secondo una fotografia scattata dagli analisti di Bloomberg Intelligence, saranno visibili in Europa e negli Stati Uniti e si trascineranno fino al 2025 quando arriveranno nuovi farmaci, frutto delle sperimentazioni attualmente in corso. Sono oltre 170 i farmaci che potrebbero perdere l'esclusività nel periodo 2024-30, mettendo a rischio oltre 360 miliardi di dollari di vendite per le grandi case farmaceutiche europee e statunitensi. Le piccole molecole "facili da replicare costituiscono circa il 40% delle vendite a rischio, mentre i biologici rappresentano le maggiori opportunità di imitazione", spiegano gli analisti.

Per far fronte a questo scenari numerose aziende farmaceutiche sono pronte a lanciare sul mercato nuovi prodotti sul fronte oncologico, della biofarmaceutica e delle malattie rare. Recentemente, ad esempio, Astrazeneca ha annunciato la nuova strategia al 2030 con l'obiettivo di raggiungere un fatturato totale di 80 miliardi di dollari, rispetto ai 45,8 miliardi dell'anno scorso. Il settore punta anche a operazioni di fusione e acquisizioni per assicurarsi una crescita a lungo termine.

Sul fronte azionario, gli investitori confermano la loro attenzione verso il settore. L'indice europeo che raccoglier le principali aziende farmaceutiche registra una crescita di circa il 12% dall'inizio dell'anno. Le azioni di Gsk sono salite del 24%, con una performance che ha beneficiato di di una guidance sugli utili migliore del previsto. Bene anche AstraZeneca (+17%), sostenuta dai risultati del primo trimestre e da una lettura positiva dei dati dell'ultima fase di sviluppo.

Ma la vera sorpresa è quella di Eli Lilly e Novo Nordisk, le cui azioni sono aumentate di oltre il 30% grazie ai loro farmaci per il diabete e l'obesità che continuato a dominare l'attenzione degli investitori. Le due società, secondo gli analisti, sono in cima alla classifica della crescita potenziale degli utili nel 2024, grazie al miglioramento del portafoglio di prodotti. La leva dei margini operativi sostiene la crescita degli utili a due cifre di AstraZeneca, Merck e Novartis. Bayer, invece, sembra destinata a un calo degli utili per azione. Una prospettiva analoga è stimata per Pfizer, dopo aver rettificato le svalutazioni una tantum legate a Covid l'anno scorso e al consolidamento di Seagen quest'anno.