Rating ESG: di cosa stiamo parlando?

I rating ESG (Environmental, Social and Governance) sono apparsi per la prima volta negli anni '80, inizialmente rivolti ai clienti preoccupati di rispettare alcuni principi religiosi. Da allora, il panorama delle agenzie di rating ESG si è notevolmente ampliato. Lungi dall'essere aneddotici, questi rating hanno un impatto significativo sulla valutazione degli asset e guidano le politiche e le strategie aziendali.

I rating ESG si riferiscono alla valutazione dei criteri ambientali, sociali e di governance di un’azienda.

  • Ambientali (E): questo criterio valuta il modo in cui un’azienda gestisce il proprio impatto sull'ambiente. Include la gestione delle emissioni di gas a effetto serra, il consumo energetico, la gestione dei rifiuti, la conservazione delle risorse naturali e altri aspetti legati alla sostenibilità ambientale.
  • Sociali (S): questa componente si concentra sulle pratiche sociali dell'azienda, come le relazioni con i dipendenti, i diritti umani, la diversità e l'inclusione, la salute e la sicurezza sul lavoro, nonché l'impatto sociale sulle comunità locali in cui l'azienda opera.
  • Governance (G): i criteri di governance esaminano il modo in cui un'azienda è gestita e supervisionata. Tra questi vi sono la struttura del Consiglio di amministrazione, le pratiche di remunerazione dei dirigenti, la trasparenza finanziaria, le politiche anticorruzione e altri elementi legati alla buona governance aziendale.

Da dove nascono quindi le differenze di rating?

Secondo una ricerca di S. Agrawal (2023) e F. Berg (2022), ricercatori della Columbia e del MIT, la radice del problema risiede nella definizione di performance ESG. A differenza dei rating di credito, dove la solvibilità è l'indicatore principale, la performance ESG è più ambigua.

Sebbene gli standard ESG guidino molti investimenti, sono ancora agli inizi. Per di più, a complicare il tutto, esistono più di 600 agenzie di rating, ognuna con un proprio sistema di valutazione.

In totale, i ricercatori hanno riscontrato tre tipi di discordanze:

  • La "discordanza di ambito" si riferisce al fatto che i rating si basano su categorie diverse di attributi.
  • La "discordanza di misura" si verifica quando le agenzie di rating misurano lo stesso attributo utilizzando indicatori diversi.
  • Infine, la "discordanza di peso" si verifica quando le agenzie di rating hanno opinioni diverse sull'importanza relativa degli attributi.

In totale, sono stati contati più di 709 indicatori per 74 categorie distinte.

La figura sopra illustra come i rating ESG siano correlati positivamente, ma mostrino al contempo discordanze significative. Supponiamo che un’azienda riceva un rating di +1,5 da Sustainalytics, che la colloca nel 10% delle aziende con la miglior valutazione di questa agenzia; mentre altri rating a x = 1,5 assegnano all'azienda un punteggio inferiore a zero, collocandola al di sotto della media del campione.

In altre parole, l'entità della divergenza è tale da rendere difficile distinguere un'azienda leader da una media. Il problema diventa ancora più evidente se si utilizzano altri rating come riferimento.

I ricercatori hanno anche evidenziato un potenziale conflitto di interessi tra i principali fornitori di rating ESG, come MSCI e S&P: queste aziende non solo assegnano i punteggi, ma li utilizzano anche per creare indici.

Questo doppio ruolo può spingerle a migliorare la performance complessiva dei loro indici per attirare capitali. Lo studio rivela che le società con le migliori performance di Borsa spesso ottengono valutazioni migliori da organizzazioni i cui indici sono direttamente influenzati da quelle stesse valutazioni.

Le conseguenze:

  • La valutazione della performance ESG di aziende, fondi e portafogli è complessa.
  • La discordanza dei rating ESG riduce gli incentivi per le aziende a migliorare la propria performance.
  • Le aziende ricevono segnali contrastanti. I CEO possono "centrare l'obiettivo" fissato dal rating ma "mancare il bersaglio" nel migliorare la performance ESG dell'azienda più in generale.
  • La discordanza dei rating pone un problema per la ricerca empirica, poiché l'uso di un valutatore rispetto a un altro può alterare i risultati di uno studio.

In risposta a questi problemi, nel giugno 2023 l'Unione Europea ha adottato una normativa volta a rafforzare l'affidabilità di questi rating. L'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) è stata incaricata di supervisionare il settore, con il compito di garantire la trasparenza e l'indipendenza di questi rating. Le imprese che offrono servizi di rating ESG insieme ad altri servizi finanziari saranno obbligate a separare queste linee di business per evitare potenziali conflitti di interesse.

Questa misura si aggiunge all'attuazione della Corporate Sustainability Reporting Directive nel 2024. La CSRD è una normativa europea il cui obiettivo è armonizzare la divulgazione di informazioni non finanziarie in tutta l'Unione Europea, garantendo così una maggiore coerenza e comparabilità dei dati ambientali, sociali e di governance comunicati dalle società.

Dalla teoria alla pratica

Fonte: Statista

Com’è evidente dal grafico qui sopra, lo sviluppo degli investimenti ESG nell'ultimo decennio è stato impressionante. In dieci anni, il volume degli asset impegnati è passato da 220 miliardi di dollari nel 2012 a 2.497 miliardi di dollari nel 2022. L'Europa è il leader indiscusso, con l'84% delle attività totali. Questa preponderanza europea può essere spiegata dal maggiore interesse degli investitori per le questioni ambientali e anche dalle iniziative normative, come l'obbligo di rendicontazione climatica imposto dalla Francia agli investitori istituzionali.

Fonte: Factset

Dall'altra parte dell'Atlantico, nonostante l'aumento degli asset in gestione, il grafico qui sopra rivela un rallentamento nell'uso del termine ESG durante le conferenze sugli utili. Di conseguenza, non solo gli investitori statunitensi sono poco sensibili alla tematica, ma la consapevolezza è in calo.

Fonte: MSCI

Questo calo di interesse non è necessariamente dovuto alla scarsa performance dei cosiddetti indici "ESG". Ad esempio, su dieci anni l'indice MSCI World Climate Paris Aligned ha generato un rendimento medio annuo del 9,6%, rispetto all'8,8% dell'indice MSCI World. Ciò rappresenta una differenza di 1.700 euro su un investimento iniziale di 10.000 euro. Non male... Eppure, non illudetevi di salvare il pianeta semplicemente preferendo il primo indice al secondo. Le prime sette posizioni sono occupate dai soliti noti: Apple, Microsoft, Amazon, Nvidia, Alphabet, Meta e Tesla.

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