ROMA (MF-DJ)--"Il Piano nazionale di ripresa e resilienza deve diventare il piano per il Paese, deve coinvolgere società civile e organizzazioni economiche e di rappresentanza, ma deve anche dare voce alle donne che sono più del 50% della popolazione italiana. Per questo, mentre si deve riconoscere che alcuni importanti primi passi sono stati compiuti, non possiamo non rimarcare che sono ancora molti quelli da fare".

Lo afferma il presidente dell'Asvis Pierluigi Stefanini, sintetizzando l'analisi approfondita che l'Alleanza ha fatto del Pnrr, alla luce del Goal 5 dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, nel corso dell'Asvis Live sulla parità di genere.

"Il Piano - aggiunge Stefanini - deve essere monitorato attentamente nel perseguimento degli obiettivi dichiarati in tema di riequilibrio fra uomo e donna, attraverso l'articolazione progettuale e l'eventuale integrazione delle risorse europee con risorse nazionali".

Il tasso di occupazione femminile, sottolinea l'Asvis, è ancora ben oltre 10 punti sotto la media europea: nel 2020, quindi prima della pandemia che ha ulteriormente peggiorato la situazione, era del 49% contro una media europea del 62,5%. Deve quindi essere giudicato positivamente l'aver inserito nel Pnrr la trasversalità dell'uguaglianza uomo-donna rispetto all'asse strategico "Inclusione sociale", assieme all'attenzione ai giovani e al superamento dei divari territoriali.

Dagli interventi delle coordinatrici del gruppo di lavoro sulla parità di genere sono anche emersi gli aspetti del Pnrr valutati negativamente. Non sono giudicati chiari, ad esempio, gli strumenti per garantire l'accesso delle donne ai settori digitale e green a cui sono destinate le maggiori risorse del piano. Sono giudicate inadeguate le risorse, 400 milioni, per l'imprenditoria femminile che rappresenta il 22% del totale del settore produttivo italiano; insufficienti quelle destinate al ciclo educativo 0-6 anni, ed in particolare quelle per gli asili nido per i quali è previsto di arrivare nel 2026 al 37% di copertura (oggi è al 25,5) ovvero poco sopra a quel 33% che era stato fissato già nel 2010 dal Consiglio Europeo di Barcellona. Fra le altre critiche, sono giudicati insufficienti gli investimenti in infrastrutture sociali e servizi sociosanitari integrati e di territorio che liberano le donne dai carichi di cura e che nello stesso tempo sono volano per l'occupazione femminile.

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June 17, 2021 09:39 ET (13:39 GMT)