ROMA (MF-DJ)--La prima stesura della riforma delle politiche attive per il lavoro "dava standard più stringenti, ma le Regioni non hanno voluto rinunciare alle loro prerogative. Questo assetto è frutto di un compromesso perfettibile, ma renderlo perfetto significava rischiare di

arrivare tardi. Ricordo che la riforma dev`essere legge entro l`anno. Se non c`è l`assenso delle Regioni, non lo fai. In poco tempo siamo riusciti a trovare un punto di equilibrio".

Lo ha detto, in un'intervista al Corriere della Sera, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a proposito delle critiche del presidente dell'Anpal, Maurizio Del Conte, il quale ritiene errato finanziare i centri pubblici per l'impiego che finora non hanno funzionato. "Sulla questione dei controlli, è un giudizio azzardato. Dopo la delibera della conferenza Stato-Regioni, ci saranno i decreti attuativi. È lì che vanno precisate le modalità di spesa e controllo", ha aggiunto Orlando sottolineando che "noi i soldi non li mettiamo nei centri pubblici per l'impiego. Pensiamo a un sistema di voucher che possono essere utilizzati sia nel sistema delle agenzie private che pubblico".

Orlando ha poi spiegato che "l'Anpal era paralizzata. Nessuno ha diminuito i poteri di Anpal, l'ho solo commissariata perché con la presidenza di Mimmo Parisi non funzionava. Ora la funzione di indirizzo delle politiche attive del lavoro va al ministero. Ma è l'unica modifica. Non si vuole lasciare al ministero neanche la competenza di indicare gli obiettivi?". Insomma, «c'è un gioco politico generale, da un lato. E dall'altro i proto-renziani che continuano a esibire risultati che nessuno ha mai riscontrato. Anpal era pensata per la Costituzione che toglieva il potere alle Regioni ed è stata bocciata con il referendum di Renzi. Mi ricordano la canzone di De Andrè. Danno buoni consigli quando non possono più dare il cattivo esempio", ha concluso.

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2309:13 set 2021

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