Energia: i mercati petroliferi rimangono dubbiosi dopo la vittoria repubblicana alle elezioni presidenziali statunitensi. Il ritorno di un'amministrazione favorevole ai combustibili fossili non è necessariamente sinonimo di sostegno ai prezzi del petrolio. La mobilità elettrica e la transizione energetica saranno probabilmente frenate, il che è positivo per la domanda di oro nero, ma sarà anche facilitato l'aumento della produzione americana. A breve termine, due fattori tendono a sostenere i prezzi, o almeno a limitarne il calo: l'uragano Rafael, che sta perturbando la produzione nel Golfo del Messico, e l'OPEC+, che ha rinviato di un mese l'aumento della produzione a causa della debolezza dei prezzi. A livello di quotazioni, questa settimana il corso del greggio è salito leggermente, con il Brent e il WTI scambiati rispettivamente a 71,80 e 68,20 dollari.

Metalli: i prezzi dei metalli di base hanno mostrato andamenti contrastanti questa settimana. La vittoria di Donald Trump è un duro colpo per i metalli industriali, in particolare per il rame, che viene penalizzato sia per il suo importante ruolo nella transizione energetica sia per le potenziali barriere tariffarie, che danneggiano la domanda. D'altro canto, però, il mercato si aspetta che la Cina intensifichi il suo gioco con un piano di stimoli più significativo. Di conseguenza, a Londra il valore di una tonnellata di rame è in forte oscillazione e viene scambiato a circa 9.440 dollari (prezzo in contanti). Per quanto riguarda i metalli preziosi, la pressione si sta allentando dopo i timori legati alle elezioni, innescando prese di profitto sull'oro, che risente anche dell'aumento del rendimento del titolo decennale statunitense. Un'oncia d'oro è ora scambiata a circa 2.620 dollari.

Prodotti agricoli: a Chicago il prezzo del mais ha recuperato. Un bushel di mais è ora scambiato a circa 430 centesimi (contratto dicembre 2024). Il grano, invece, è rimasto stabile a 570 centesimi.