MILANO (MF-DJ)--Il recupero della pelletteria italiana è ben avviato, anche se il settore resta al di sotto dei livelli pre-pandemia. Secondo le prime proiezioni sulla chiusura d'anno, basate sull'indagine campionaria condotta dal Centro studi di Confindustria moda, il 2021 dovrebbe presentare un fatturato settoriale in crescita del +25%, con un gap sul 2019 pre-Covid compreso tra il -15 e il -20%.

Ad ogni modo, scrive MFF, l'indagine evidenzia un incremento medio della raccolta ordini del 24,3% e un recupero del fatturato pari al 19,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Franco Gabbrielli, presidente di Assopellettieri, in questa intervista pone l'accento sul potenziale di crescita del comparto e, al tempo stesso, sulla necessità di attrarre le nuove generazioni verso il lavoro nelle aziende della pelle.

Nei prossimi anni ci sarà un forte ricambio nelle manifatture e servono risorse umane qualificate, pronte ad affrontare un futuro nella pelletteria di fascia alta, dove l'Italia non ha rivali e dove l'unica criticità potenziale stata proprio nella scarsa attrattività del mestiere tra i più giovani. Così, il tema della formazione è entrato nell'agenda di Assopellettieri, che nelle scorse settimane ha annunciato l'avvio di Ispel-Istituto superiore di pelletteria, nuovo progetto di formazione realizzato dall'associazione in collaborazione con Aslam, che dal primo semestre 2022 organizzerà corsi tecnici dedicati alla formazione di addetti del settore pelletteria da inserire direttamente in azienda. Un progetto realizzato grazie al sostegno di alcuni nomi di rilievo del settore come Paolo Amato (Leu locati), Andrea Bonfanti (Bonfanti borse), Carlo Briccola e Roberto Briccola (Bric's).

Domanda: Un bilancio 2021?

Risposta: Il mercato si conferma a due velocità: da un lato, i grandi gruppi del lusso sono in forte ripresa e trainano i loro terzisti, dall'altro i marchi indipendenti continuano a soffrire. Questo avviene perché i mercati migliori sono quelli extra Ue, dove i big sono presenti e organizzati mentre i piccoli soffono l'impossibilità di viaggiare e l'assenza di fiere internazionali. Il caso del Giappone, storico mercato di destinazione per la pelletteria made in Italy, è emblematico: la propensione all'acquisto dei buyer giapponesi è immutata, ma loro non possono venire in Italia e le nostre aziende hanno a disposizione soltanto il ricorso a piattaforme digitali, che non basta e non è nemmeno facile da approcciare.

D. Quali sono le opportunità e quali le problematiche da affrontare nel nuovo anno?

R. Le opportunità di business sono molte, ma tendono a essere frenate dalla problematica delle commodities, con fenomeni di scarsità di materie prime e di aumenti di prezzi in atto, aggravati dalle voci legate ai trasporti e all'energia. E poi c'è il vero nodo da sciogliere, quello della formazione di personale qualificato. Abbiamo stimato che la sola pelletteria, da qui al 2025, avrà bisogno di 50mila nuovi addetti: 25mila per il ricambio generazionale dei pensionati, 25 mila per la crescita in atto nel comparto. I brand del lusso continueranno ad aprire sedi e fabbriche nel nostro Paese e i loro programmi rappresentano una grande opportunità, a cui si somma la propensione ad accorciare la filiera da parte di chi aveva delocalizzato in Cina e si è trovato in forte difficoltà, optando per il reshoring. A fronte di questa opportunità, la crisi delle pmi a marchio proprio sta facendo venir meno un bacino a cui tutti i brand attingevano per reperire maestranze già formate.

D. Cosa può fare l'associazione?

R. Deve fare certamente di più, perché se è mancata una comunicazione efficace per l'attrazione dei giovani verso la pelletteria è anche colpa nostra. Bisognerà andare nelle scuole, incontrare le famiglie, spiegare con un linguaggio contemporaneo che il settore offre lavoro, possibilità di carriera, buoni stipendi. E dobbiamo rilanciare le scuole di formazione, come abbiamo fatto come primo step con Ispel a Milano, perché gli attuali istituti non bastano per soddisfare la richiesta attuale. E in futuro la domanda è destinata ad aumentare. Finora Assopellettieri era concentrata sul Mipel come strumento commerciale a sostegno delle aziende, oggi però è cambiato il panorama e dobbiamo cambiare anche noi.

D. Un momento di Mipel Firenze e la Toscana restano il principale polo di attrazione per gli investimenti dei brand. Come vanno gli altri distretti?

R. Il polo di Firenze ha puntato sull'eccellenza, ottenendo i migliori risultati sia a livello di fatturati sia di occupazione. Gli altri distretti, focalizzati su fasce di prezzo più accessibili, hanno pagato questa strategia perché a vincere è l'eccellenza. L'area di Napoli potrebbe offrire molte soddisfazioni in più, perché dispone di know how di fascia alta e di aziende belle e ottimamente organizzate, ma vanno superate le riserve dei brand, soprattutto di quelli francesi, rispetto al contesto territoriale. Penso che le migliori aziende presenti in zona potranno aiutare Napoli e la Campania nell'esercitare una forte capacità di richiamo.

D. Negli ultimi due anni, le operazioni di m&a nella pelletteria si sono moltiplicate. Che cosa si aspetta in futuro?

R. La situazione è effettivamente in esplosione. L'affermazione dei brand ha determinato crescite esponenziali del giro d'affari dei loro fornitori, alcuni dei quali si sono trovati in poco tempo a salire da 5 a 50 milioni di ricavi annui, con marginalità a doppia cifra, e questo decollo ha inevitabilmente attratto l'interesse degli investitori non solo per ragioni speculative, ma anche per la realizzazione di sinergie di scala tra i terzisti delle maison. E questo trend continuerà. Piccolo è bello non esiste più, a meno che non si creino processi di unione tra aziende già auspicati in passato e ora concretizzati con la creazione di gruppi, come ad esempio Florence.

D. Che Mipel sarà quello di febbraio?

R. A settembre il risultato è stato superiore alle previsioni, la voce si è sparsa e ora stiamo avendo tante richieste in più. Per questa ragione, abbiamo deciso di aumentare lo spazio espositivo, avendo a disposizione anche una parte del padiglione 3 di Fiera Milano. Restano ovviamente tutte le incognite legate all'andamento della pandemia e alla presenza di visitatori extra Ue, ma in generale si avverte la voglia dei buyer di venire in fiera a scoprire novità, perchè la pandemia ha determinato un certo appiattimento stilistico e per vendere servono collezioni fresche.

red/ann

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December 29, 2021 02:37 ET (07:37 GMT)