L'oro spot è rimasto fermo a $2.030,57 per oncia, al momento delle 0355 GMT. I futures sull'oro degli Stati Uniti sono scesi dello 0,2% a $2.039,70 l'oncia.
I rendimenti di riferimento del Tesoro americano a 10 anni sono scesi al 4,2914% dal 4,3150% di martedì, mentre l'indice del dollaro è salito dello 0,1%.
"L'aspettativa è che il rapporto PCE, insieme ai prossimi dati sul Prodotto Interno Lordo (previsti per le 1330 GMT), possano fungere da catalizzatori per far uscire l'oro dall'attuale trading range nell'area di $2.020-$2.050", ha dichiarato Luca Santos, analista di ACY Securities.
I dati di martedì hanno mostrato che gli ordini di beni durevoli degli Stati Uniti hanno registrato il calo maggiore in quasi quattro anni a gennaio. Anche la fiducia dei consumatori statunitensi è scesa a febbraio.
I mercati attendono ora l'indicatore dell'inflazione preferito dalla Federal Reserve - l'indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) - giovedì.
Il Governatore della Fed, Michelle Bowman, martedì ha rafforzato la posizione paziente della banca centrale americana sull'allentamento, visti i rischi di rialzo dell'inflazione.
Questa settimana sono previsti almeno altri 9 interventi di funzionari della Fed.
I trader scommettono su circa 79 punti base (bps) di tagli dei tassi per il 2024, con una probabilità del 63% che il primo taglio di un quarto di punto (25 bps) avvenga a giugno, secondo l'applicazione sulle probabilità dei tassi di interesse di LSEG.
I tassi d'interesse più bassi aumentano l'attrattiva di detenere lingotti non redditizi.
Sul fronte tecnico, l'oro spot potrebbe ritestare il supporto a 2.025 dollari/oz; una rottura al di sotto potrebbe essere seguita da un calo a 2.015 dollari/oz, secondo l'analista di mercato di Reuters Wang Tao.
Il platino spot è sceso dello 0,1% a 887,20 dollari/oz, mentre il palladio è sceso dello 0,5% a 931,57 dollari/oz, mentre l'argento è salito dello 0,1% a 22,45 dollari/oz.