ZURIGO (awp/ats/awp) - L'ultimo rialzo dei tassi d'interesse da parte della Federal Reserve, la banca centrale americana, e l'elevato tasso di cambio del dollaro pesano sugli investimenti in oro. Il prezzo del metallo prezioso è sceso ulteriormente negli scorsi giorni, portandosi al livello più basso da oltre due anni.

Un'oncia d'oro (circa 31,1 grammi) ha raggiunto un picco di 2'070 dollari USA alla fine di febbraio, in concomitanza con l'avvio del conflitto in Ucraina. Di recente è sceso a poco meno di 1'640 dollari.

Gli osservatori del mercato spiegano questo crollo con il forte aumento dei tassi d'interesse sui mercati dei capitali - innescato dai recenti rialzi dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali del mondo - che rende i titoli a tasso fisso più interessanti per gli investitori rispetto agli investimenti nel metallo prezioso.

"Considerato il rapido aumento dei tassi di interesse, attualmente l'oro non può essere considerato un investimento attrattivo", commentano gli esperti di materie prime della Commerzbank.

La scorsa settimana diverse banche centrali, come la Fed e la Banca nazionale svizzera (BNS), hanno aumentato in modo significativo i loro tassi di interesse di riferimento per combattere l'inflazione. Soprattutto la banca centrale americana si è messa in evidenza per la sua politica monetaria aggressiva, e ha già segnalato ulteriori forti aumenti dei tassi nei prossimi mesi.

Secondo gli esperti ciò spiega perché il metallo prezioso si trova in un "mercato orso" nonostante la guerra in Europa, il pericolo di disordini sociali o appunto l'elevata inflazione. In particolare dall'inizio dell'anno i rendimenti dei titoli di Stato decennali statunitensi sono aumentati in modo altrettanto marcato.

Gli investitori tornano così a ricevere interessi "reali". Ciò è a sua volta negativo per l'oro, che non produce alcun interesse. Anche il rafforzamento del dollaro - favorito dall'aumento dei tassi di interesse di riferimento negli Stati Uniti - ha avuto un impatto negativo sul prezzo del metallo prezioso.

Poiché l'oro viene scambiato in dollari sul mercato mondiale, un dollaro forte rende l'oro più costoso al di fuori dell'area del dollaro, spiega Alexander Zumpfe della società di trading di metalli preziosi Heraeus. Dal punto di vista di un investitore che calcola in franchi, tuttavia, almeno l'effetto valutario è meno significativo, dato che il dollaro di solito sale o scende non solo rispetto all'oro, ma anche rispetto al franco.

Almeno per i prossimi mesi è probabile che l'oro rimanga in un mercato orso: finché la Fed si atterrà all'attuale percorso dei tassi d'interesse è probabile che il prezzo dell'oro abbia difficoltà a realizzare guadagni sostenuti, spiega Commerzbank. Secondo l'analista di mercato Craig Erlam di Oanda, anche il recente passaggio sotto la soglia dei 1650 dollari dovrebbe essere visto come un segnale molto ribassista. Dello stesso avviso UBS, che ritiene "assolutamente possibile" una contrazione fino a 1'500 dollari l'oncia.

Ma ciò non significa che sul lungo periodo l'oro non continuerà a rappresentare una valuta di crisi: se l'inflazione dovesse sfuggire completamente di mano e il sistema finanziario si trovasse sull'orlo del baratro come nella crisi finanziaria del 2008 è probabile che gli investitori ritornino rapidamente a questo "porto sicuro", facendo nuovamente salire fortemente il suo prezzo.