L'annuncio della rosa è arrivato dal leader della Lega Matteo Salvini durante una conferenza stampa alla Camera assieme a Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia) e Antonio Tajani (Forza Italia).

"Pensiamo che questi nomi potrebbero rappresentare al meglio l'intera comunità italiana già da questa settimana", ha detto Salvini sottolineando che i tre non sono "candidati di bandiera".

Da parte sua, il leader del Pd Enrico Letta assicura che il partito è pronto a valutare i candidati del centrodestra "senza pregiudizi". Il trio non sembra tuttavia avere l'appeal necessario ad unire i vari fronti.

Intanto, al termine della seconda giornata di votazioni si profila nuovamente una maggioranza di schede bianche, in attesa che i leader decidano cosa fare.

Stamani Salvini aveva negato le ricostruzioni di stampa su trattative con il premier Mario Draghi per un rimpasto di governo.

"È infondato e irrispettoso per il Senatore Salvini e per il Presidente Draghi immaginare che in questa fase - anziché discutere di temi reali come caro-energia, inflazione, scenari internazionali, opere pubbliche o Covid - siano impegnati a parlare di equilibri di governo", ha detto la Lega in una nota.

L'ASSO IN MANO

Oggi il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che era stato il kingmaker nel 2015 per l'elezione di Mattarella, ha detto che stavolta "quello che avrebbe la carta per chiudere la partita, quello che ha l'asso in mano e deve scegliere quando calarlo, è Matteo Salvini".

Nel frattempo i grandi elettori tornano a essere 1.009 con la proclamazione della deputata Maria Rosa Sessa che subentra al defunto parlamentare di Forza Italia, Vincenzo Fasano.

Il vincitore dovrà ottenere una maggioranza qualificata dei due terzi entro i prossimi due scrutini, pari a 673 voti, o la maggioranza assoluta di 505 a partire dal quarto scrutinio.

Draghi ha indicato la sua disponibilità a essere eletto ma parte della maggioranza che lo sostiene è riluttante a sostenerlo, per paura che il suo allontanamento da Palazzo Chigi possa portare ad una situazione di instabilità politica e a elezioni anticipate.

"Togliere Draghi dall'incarico di presidente del Consiglio in questo momento sarebbe pericoloso", aveva detto Salvini alla vigilia delle votazioni, facendo eco alle parole di Silvio Berlusconi.

L'ex premier e fondatore di Forza Italia si è ritirato dalla corsa sabato dopo che dal centrosinistra era stata esclusa ogni possibilità di sostegno.

Qualora l'accordo tra i partiti portasse Draghi al Colle, sarebbe necessario trovare anche una intesa a livello di governo, in modo da non mettere a rischio il Piano di ripresa da oltre 200 miliardi di euro concordato con l'Unione europea.

Fino a non molto tempo fa, Draghi era il favorito assoluto nella corsa al Quirinale.

Ma, con Salvini e Berlusconi che gli chiedono di rimanere a Palazzo Chigi fino alle elezioni del 2023, le sue chance di vittoria sembrano essere diminuite, benché l'ex-presidente Bce rimanga tra i favoriti.

Oltre ai candidati proposti dal centrodestra, i nomi circolati includono quelli dell'ex-presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, l'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato ed Elisabetta Bulloni, diplomatica di carriera al momento a capo dei Servizi segreti.

Poi c'è l'ipotesi, per molti osservatori ritenuta estrema ma non da escludere del tutto, di un bis di Mattarella, il quale ha finora escluso senza alcuna apertura la possibilità di accettare un nuovo mandato.

(Angelo Amante, Giuseppe Fonte, in redazione Stefano Bernabei, Andrea Mandalà)