MILANO (MF-DJ)--Un sistema anti-evasione nuovo di zecca, lo sta confezionando l'Italia con il supporto della DG Reform guidata da Mario Nava, nei giorni scorsi in tour in Europa e anche a Roma per lanciare il supporto della sua direzione anche per il 2022. In questa intervista racconta come la Ue stia aiutando l'Italia a concretizzare i progetti del Pnrr e a rispettare le scadenze. A partire dal fisco, che utilizzerà anche i Big data.

Domanda. Lei è stato in tour per lanciare il supporto della Dg per il 2022, ma prima di proiettarci al prossimo anno come sta procedendo uno dei progetti del 2021, quello sul contrasto all'evasione fiscale?

Risposta. E' un progetto partito a giugno e che si concluderà a novembre del 2022. E' uno di quelli a cui teniamo molto, non posso entrare nei dettagli ma posso dire che è sicuramente un progetto all'avanguardia.

D. In che senso?

R. È basato su un approccio data-driven, che utilizza una moltitudine di informazioni che incrociate possono permettere di individuare dell'evasione fiscale o delle dichiarazioni fiscali non veritiere. Stiamo collaborando fattivamente con l'Agenzia delle Entrate e l'aspetto innovativo è proprio l'utilizzo di un nuovo approccio, con nuovi strumenti, nuovi meccanismi di analisi.

D. Che tipo di supporto ha chiesto Roma per la fase attuativa del Pnrr?

R. Siamo nella fase attuativa del supporto chiesto nel 2021 ma siamo stati in Italia per lanciare il supporto 2022. Non è difficile immaginare che le tre aree principali rimarranno come lo scorso anno il digitale, il green e la Pubblica amministrazione anche perché abbiamo visto che c'è una chiara attenzione del governo a tutte le questioni amministrative. Ad esempio l'esecutivo ha fatto domanda di supporto per l'implementazione generale del Piano, come altri 13 Stati. È una domanda standard che però segnala un'attenzione particolare alla metodologia di funzionamento.

D. In cosa consiste?

R. Essenzialmente nel supporto nelle aree di audit, reporting, costing, impact assessment e gestione del rischio. E' una richiesta metodologica, che poi si applica in maniera trasversale a tutti i progetti per concretizzarli.

D. Finora dove sono emerse le criticità maggiori?

R. Non sono sicuro che le chiamerei criticità, comunque vedo molta attenzione e consapevolezza della necessità di riformare le procedure degli appalti, dei bandi e delle gare pubbliche, i meccanismi di selezione dell'amministrazione, assicurandosi che la Pa abbia un'attrattività elevata, che si mantenga nel tempo. Il lavoro che ha fatto il ministro Brunetta è assolutamente innovativo, basti pensare che siamo passati dalle procedure di concorso precedenti, che si misuravano in anni, a procedure che si misurano in settimane o al massimo in mesi. E questa è secondo me la vera grande novità. Sapevamo già che i problemi della Pubblica amministrazione costituivano uno degli elementi di blocco alla crescita dell'Italia e ora si è iniziato a lavorare per rimuoverli.

D. Come potete aiutare a far funzionare meglio il meccanismo della Pa?

R. Noi interveniamo in tante aree ma uno dei filoni principali è stato quello della digitalizzazione, declinato non solo sull'infrastruttura digitale ma anche sull'adattamento del capitale umano e sulla facilità per gli utenti di accedere alle piattaforme digitali. Altro tema su cui abbiamo lavorato e stiamo lavorando è la selezione, la promozione e gli incentivi al personale.

D. In Italia è montata la polemica sulla volontà del ministro Brunetta di dare una forte sforbiciata allo Smarworking negli uffici pubblici..

R. Io credo che si tratti più che altro di una questione di regolamentazione ma comunque bisogna distinguere tra quando lo Smart è necessità di salute pubblica e quando invece è scelta di business o comunque amministrativa. Nel momento in cui la necessità di salute pubblica non esiste più bisogna fare una scelta di business: in questi 15 mesi di pandemia abbiamo scoperto che ci sono alcune cose che si fanno meglio da remoto e altre che si fanno meglio in presenza.

D. In generale il vostro supporto è più mirato a come mettere a terra i progetti o a immaginare un nuovo modo di fare le cose?

R. Partendo dal capo saldo che la responsabilità delle riforme dall'inizio alla fine è in capo allo Stato membro, quello che cerchiamo di fare è aiutare davvero a completare una riforma. Cerchiamo di limitare il numero di rapporti, mappature, cose di questo genere o le facciamo se sono funzionali a trovare buoni esempi in altri Paesi (perché spesso possono esserci ottime pratiche in altri paesi) . Siamo invece sempre più concentrati a dare strumenti che possano essere tradotti in atti legislativi.

D. Fatte cento le risorse europee si può dire quante di queste saranno assegnate tramite gare pubbliche?

R. Dipende dai governi non c'è una norma che possa essere uguale per tutti. E' difficile generalizzare perché i piani sono estremamente diversi, alcuni per esempio sono particolarmente focalizzati sulle infrastrutture, altri meno. Anche da questo dipende se si va più per gara o per assegnazione diretta e molto dipende anche dalle procedure nazionali.

D. Il Pnrr prevede 51 traguardi, tra riforme e investimenti, da qui a fine anno. Mancano solo tre mesi, sembra un miraggio...

R. Le rispondo con una frase della Presidente Von der Leyen: Se sembra impossibile allora si può fare. È una citazione di Bebe Vio, che la Presidente ha ricordato presentandola pochi giorni fa al Soteu (Focus sullo Stato dell'Unione 2021, ndr). La risposta più analitica è che il Pnrr è un piano esigente ma se non lo fosse non credo ci sarebbe stato un accordo in sede europea sulla Recovery and resilience facilty. L'accordo è stato trovato per fare qualcosa davvero in grado di cambiare la struttura economica dei Paesi, che davvero cambia la capacità dei Paesi di crescere. Poi il Pnrr è finanziato sui mercati, abbiamo bisogno che sia esigente. C'è un market control e noi siamo finora sempre andati sul mercato senza problemi con emissioni che sono sempre state abbondantemente sovrascritte.

D. Fa impressione che la maggior parte delle emissioni siano andate proprio in Uk

R. La finanza è globale, va benissimo che ci siano investitori di Paesi terzi che puntano sulla Ue, il che dimostra che siamo diventati con questo progetto una piazza finanziaria appetibile. Nel mio lavoro precedente, quando ero direttore per la Regolamentazione finanziaria e facevamo i road show in Asia, spessissimo i trader ci dicevano: vogliamo comprare un titolo europeo, dove lo troviamo? Beh, adesso c'è.

D. Quale Paese è più avanti nella predisposizione fattiva dei progetti?

R. Non è una gara tra Paesi, NextGenEu è un progetto comune. Se ci fosse qualche Paese molto avanti e qualcuno molto indietro sarebbe abbastanza preoccupante. Per ora si sta procedendo abbastanza uniformemente pur con piani molto differenti, le procedure prevedono di fare tutto questo assieme e questo è il nostro grande sforzo, perché questo è un progetto per rilanciare l'economia europea.

D. La Conferenza sull'Europa sarà un'occasione vera per proporre riforme o solo una mera consultazione formale ?

R. Io credo sia un'opportunità di coinvolgere davvero i cittadini. È un'iniziativa che ha molti elementi innovativi: il coinvolgimento di tutti i cittadini di tutti i Paesi e a tutti i livelli; la nuova piattaforma digitale, multi lingua, che parla alle giovani generazioni; il fatto che in questa iniziativa le tre grandi istituzioni europee Commissione, Consiglio e Parlamento sono assieme e partono per questa avventura che non ha un esito predefinito ma che viene costruito tramite l'interazione. Infine credo sia importante che abbiamo tempi certi. La presidenza francese ha detto che vuole portare a termine il lavoro e quindi questo aiuta molto a focalizzarsi sui risultati.

fch

(END) Dow Jones Newswires

September 20, 2021 03:31 ET (07:31 GMT)