MILANO (MF-DJ)--Spazio, non più l'«ultima frontiera» come recitava l'incipit di Star Trek ma il centro di un business che gli esperti prevedono possa raggiungere i mille miliardi di dollari di valore di mercato entro i prossimi vent'anni e che si sta dimostrando immune anche al difficile scenario macroeconomico. Si tratta della space economy, che ieri è stata oggetto del convegno Facciamo Spazio, organizzato da Class Editori al Planetario di Milano.

L'industria che sfrutta lo spazio per fornire servizi innovativi alla società è «la spina dorsale dell'economia del futuro, ma in qualche modo è già il presente», ha detto Simonetta di Pippo, astrofisica e direttrice del See Lab di Sda Bocconi. D'altronde, come ha avuto modo di sottolineare Franco Ongaro, chief technology and innovation officer di Leonardo, «qualsiasi azienda ha già a che fare con lo spazio molto più di quanto non creda. Si pensi alle televisioni con i satelliti, o anche solo ai sistemi di navigazione come il gps: oggi andiamo tutti in giro con un ricevitore satellitare in tasca, era impensabile fino a poco tempo fa».

Una space economy fatta di piccole e medie imprese

Ma il mondo accademico e quello delle grandi aziende internazionali costituisce solo una parte della space economy italiana, costituita da circa 300 imprese, per l'80% di dimensioni piccole o medie. «Tra queste tante startup virtuose, che è importante stimolare e far crescere, proiettandole sulla scena internazionale», come ha dichiarato Luigi Pasquali, coordinatore delle attività spaziali di Leonardo. Piccole e grandi aziende che sono messe a sistema da associazioni di categoria come Asas Spazio, Aiad e Aipas e coordinate con le istituzioni pubbliche all'interno dei distretti aerospaziali come quelli pugliese, lombardo e campano, tutti presenti al convegno. «Ormai il rapporto con le grandi aziende non è più quello classico di contrattore e sottocontrattore, ma con le pmi ci sono vere e proprie partnership virtuose», ha commentato Massimo Comparini, ad di Thales Alenia Space Italia.

Le startup della space economy italiana

Gli esempi di startup italiane dello spazio che sono cresciute fino a diventare importantissimi player del settore sono sotto gli occhi di tutti, a partire da D-Orbit, fondata da due ingegneri italiani che si sono conosciuti nella Silicon Valley e ora prossima alla quotazione sul Nasdaq. Il co-fondatore Renato Panesi ha detto che l'Italia «è un Paese all'avanguardia quando si parla di spazio. Ci sono tutti i tasselli della creazione del valore: l'Italia è in grado di costruire e operare satelliti e lanciatori, nonché gestire tutto l'apparato di terra».

Da parte sua, non è ancora vicina alla borsa ma è diventata un nome importante nel suo settore Involve Space, specializzata in lanci stratosferici sostenibili per scopi commerciali o di ricerca. Utilizzando dei palloni in grado di arrivare a 35mila metri sopra il livello del mare, la società «dà supporto alle tecnologie che poi saranno utilizzate per i lanci in orbita, consentendo di testarle e raccogliere dati usando la fascia dell'atmosfera terrestre», ha spiegato il ceo Jonathan Polotto.

red

MF-DJ NEWS

2308:39 giu 2022


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